hronline
     n. 1 anno 2024

Risorse (molto) umane. Miti, riti e dilemmi in un viaggio tra passato e futuro

autore, Giorgio Pivetta
segnalazione a cura di Paolo Iacci

Per più di trent’anni ho diretto, per tre editori diversi, delle collane di libri, sempre nel mondo delle risorse umane. In questi trent’anni mi è purtroppo capitato di promuovere anche libri sbagliati, fuori tempo, che infatti si sono poi dimostrati di scarso successo e, al contrario, di accettare con qualche perplessità volumi lontani dal mio sentire che invece si sono poi rivelati più in sintonia con le necessità del mercato di quanto io non avessi immaginato prima. C’è però stata una cosa di cui non mi sono mai pentito: di aver sempre sconsigliato ai direttori HR in via di pensionamento di por mano al bagaglio delle loro esperienze passate per scrivere il loro primo libro, la summa di tutto ciò che avevano imparato nel corso di una vita di lavoro, anche se in molti casi di grande successo. Troppo ambizioso il progetto, troppo ampio l’arco di tematiche da affrontare, troppo perigliosa la sfida a cui si arrivava privi delle letture giuste, armati solo di una grande pratica operativa, però difficile da trasferire su carta senza scadere nelle banalizzazioni di ricette che apparivano agli occhi dei lettori troppo semplicistiche o, al contrario, troppo complesse per non apparire semplicemente arruffate.  

Non vi nascondo che ho affrontato il libro di cui vi parlo con questo bias. L’autore è stato un noto direttore Hr di una altrettanto nota azienda, la Campari. Mi sono dovuto subito ricredere. Sin dalle prime pagine ho riscontrato la capacità di affrontare la complessità del mondo delle risorse umane con una ricchezza di pensiero e di riferimenti come non riscontravo da tempo. Andrea Granelli, nella sua prefazione con grande acume lo presenta: “questo libro è un manuale, nel suo significato più autentico. La versione moderna del manuale secondo l’accezione dello stoico Epitteto… non tanto un manuale operativo quindi, … ma nella sua eccezione etimologica e fondativa: Encheiridion, che in greco significa letteralmente “oggetto che si tiene in mano” e indica quindi uno strumento che, in quanto utile deve essere sempre a portata di mano. E, come i florilegia di aforismi raccolti dai sapienti, potenzia la nostra comprensione, ci fornisce continui stimoli, ci viene in soccorso nei momenti difficili in cui siamo disorientati e, inoltre, facilita la condivisione con gli altri”.

Di questo vi faccio un esempio concreto: da tempo sono attonito riguardo il dibattito sul concetto di merito. Sono cresciuto nella convinzione, che non ho cambiato, che laddove non vi sia merito vi sia privilegio e che quindi il concetto di merito vada difeso e praticato sia sul piano sociale, sia nella pratica organizzativa quotidiana. Da tempo, però, la meritocrazia viene attaccata anche da parte di amici e colleghi da cui mai mi sarei aspettato questa presa di posizione. Luca Ricolfi nel suo arguto volume, La mutazione, spiega bene per quali vie alcune idee di sinistra siano migrate a destra. Il merito è una di queste. Da elemento di innovazione e di egualitarismo viene oggi riletta come elemento di freno al cambiamento e di protezione del privilegio. Ebbene, Giorgio Pivetta in una semplice pagina ci rende una summa agile ma estremamente puntuale del dibattito del merito dal punto di vista dell’uomo di azienda che ha sempre cercato di premiare solo chi se lo fosse meritato. E lo fa di passaggio, senza quasi accorgersene, solo perché funzionale all’esposizione di un suo pensiero altro. Di esempi di questo tipo ne potrei fare moltissimi. Ha ragione Granelli: questo volume è davvero un encheiridion.

L’autore contestualizza il mestiere dell’hr alla luce dei processi di globalizzazione del nuovo secolo, evidenzia con grande lucidità i fattori che hanno cambiato il rapporto tra persone e organizzazioni e, infine, si occupa in modo profondo delle tre variabili oggetto del nostro mestiere: le persone, l’organizzazione e la cultura. Per ognuno di questi tre ambiti ne spiega gli elementi fondanti, i cambiamenti in essere, le prospettive di sviluppo, le sfide che dovremo affrontare. Infine, presenta un caso concreto in cui evidenzia nella pratica cosa ha fatto o cosa è successo in un recente passato e ne trae spunto per proiettare il lettore nel futuro più prossimo. Nulla, quindi, di ciò che temo dai direttori HR di recente pensionamento: nessuna facile ricetta, nessuna autocelebrazione, nessun cedimento al racconto dei bei tempi passati. Al contrario, un’analisi ricchissima di spunti di riflessione supportati da buone letture e da riflessioni non dell’ultima ora.

Dopo aver contestualizzato il mondo in cui ci muoviamo, le macro variabili che intervengono nella gestione d’impresa ed essersi immerso nelle tre componenti del mestiere (persone, organizzazione e cultura), infine l’autore ci accompagna, con grande prudenza, nel tratteggiare il futuro del professionista delle risorse umane. Saggiamente si fa aiutare da quattro interviste che impersonano altrettanto punti di vista differenti: un Ceo, un accademico/consulente, un HR di lungo corso e, infine, la sintesi di alcuni giovani dell’ultima generazione che sta entrando oggi nelle organizzazioni. Quattro punti di vista differenti che si confrontano attorno alle medesime domande che chi lavora nell’HR si deve porre riguardo il suo futuro. Anche in questo caso, grande ricchezza di contributi, nessuna posizione aprioristica, ma solo stimoli e apertura mentale nel raccogliere la molteplicità della realtà colta nel suo divenire.

Al termine una piccola chicca: i trenta libri che hanno accompagnato l’autore nella sua carriera trentennale. Li ho scorsi e sono tutti differenti da quelli che avrei segnalato io, con un’unica eccezione. Anche questo dettaglio mi ha fatto amare questo volume che vi consiglio vivamente di leggere: è ricco di considerazioni stimolanti e mai banali. Spinge alla riflessione e insegna molto, senza mai essere saccente. Vi pare poco?!

 

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