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     n. 5 anno 2023

Il metodo biografico. Come formazione, cura, filosofia

autore, Romano Màdera
recensione di Andrea Castiello d’Antonio

Raffaello Cortina, 2022, pp. 261, Euro 19,00

E’, questo, un testo difficile, ricco di spunti, che chiama il lettore a un’accurata introspezione e a una riflessione ampia su uno dei cuori pulsanti dell’essere e del divenire: la narrazione di sé e della propria storia come strada (impervia) verso la ricerca del senso della vita e del significato della (propria) vita.
Il titolo potrebbe trarre in inganno, dato che vi compare la parola “metodo”, ma non è un libro operativo, che insegna come fare per scrivere le biografie o per narrare se stessi a un interlocutore immaginario, o a una platea. Non ci sono ricette né suggerimenti, né tantomeno metodologie o tecniche di narrazione e di composizione di testi autobiografici. 
E’ il testo stesso, in sé, una autobiografia, quindi è come se l’autore parlasse di ciò che in quel momento sta scrivendo; o meglio, di ciò che in quel momento il lettore sta leggendo.
Una testimonianza di metodo biografico che ha preso forma a seguito delle relazioni che l’autore ha tenuto nel 2018 per la trasmissione di cultura religiosa di Radio3 Uomini e profeti (in onda, da oltre 30 anni, sabato e domenica mattina).
L’invito che emerge fin dalle prime pagine è quello di riprendere in mano il bandolo delle matasse facendo perno su se stessi nel contesto attuale di grande disorientamento. Il metodo biografico acquista così, immediatamente, una qualità terapeutica, e non a caso in alcune delle pagine centrali del testo, quando l’autore narra con dovizia di particolari molte delle proprie esperienze di vita, si sofferma sulla necessità dell’auto-analisi, del proseguire in modo autonomo quel percorso di conoscenza di sé innescato dalle classiche forme di psicoterapia del profondo di cui la psicoanalisi di Sigmund Freud è il capostipite.
Centrando il discorso sull’individuo e sulla individualità, in realtà ci si rende ben conto, fin dal primo capitolo che dà il nome al libro, che insieme al soggetto non possono non esserci “gli altri”, tutti gli altri in cui specchiarsi e rispecchiarsi. Pur presi nel caos normale delle vicende quotidiane e delle vicende della storia, pur consapevoli che molto è e sarà dovuto al caso – ma altrettanto è nella linea della causalità! – quale il senso, quale il significato?
Le domande che si affastellano e che richiamano concetti alti espressi in parole spesso comuni, come a testimoniare che di tutto si può parlare, anche dell’indicibile, convergono in una frase di Joyce: “Ogni vita è una moltitudine di giorni, un giorno dopo l’altro” (p. 33). 
Dunque, nel primo capitolo si gettano le basi e si esprimono le ragioni che fanno dell’autobiografia una grande strada di ricerca di senso, un percorso atto a ri-conoscersi. Ed è questo che avviene con Noi camminiamo attraverso noi stessi, il capitolo secondo, irriducibile a una sintesi perché è qui che l’autore dice di sé e della propria vita. Un dire che prosegue nell’ampio capitolo successivo, pervaso dall’esperienza della psicologia analitica junghiana, dagli incontri con persone del mondo della psicoterapia e della cultura, in una fase di vita in cui prevale l’approccio della mente divagante, come l’autore stesso la definisce.
Proseguendo sulla strada della ricerca delle identità personali, del riconoscimento reciproco, e del senso da dare alla propria ed altrui vita, il capitolo finale – dal titolo Terapeutica filosofica – approfondisce molti aspetti importanti di quei percorsi volti alla ricerca (e al miglioramento, direi) di sé stessi la cui trama pervade l’intero testo.
Dunque, in un’epoca in cui le narrazioni, le biografie, le storie di vita stanno acquisendo sempre più importanza, e in contesti (come quelli del lavoro) in cui noi tutti siamo sempre confrontati con storie 
di vita – altrui, ma anche la nostra, in vista del nostro futuro sulla base di ciò che siamo e che siamo stati – mi sembra che questo libro possa essere un ottimo avvio per una riflessione profonda sul cammino che si percorre nelle diverse aree dell’esistenza.
Di Romano Màdera, già professore ordinario di Filosofia morale e di Pratiche filosofiche (Università Milano-Bicocca) ricordiamo un libro uscito esattamente dieci anni fa, la cui lettura si integra molto bene con Il metodo biografico: si tratta de La carta del senso. Psicologica del profondo e vita filosofica (Raffaello Cortina, 2012).

 

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