hronline
     n. 3 anno 2023

La fuga dal lavoro

di Walter Passerini

Fuga dal lavoro. La chiamano The great resignation, arrivata ormai a quasi 2 milioni di persone, che pur avendo un’occupazione hanno dato le dimissioni. Sembra che tutti vogliano scappare: gli operai del nord, i disoccupati del sud, gli impiegati pubblici dello stato, gli insegnanti, i medici, gli infermieri, i dipendenti degli artigiani. Il tema del momento è: quando andrò in pensione? Purché sia presto, anche a costo di perdere qualcosa. Il lavoro è stato dirottato a merce di scambio, non è più un valore. E’ un fastidio, un sacrificio, una fregatura, un problema. Sono finiti i tempi in cui era identità e dignità. Come è possibile recuperare il “mito del lavoro” quando la sua immagine è stata distrutta? Quelli che un lavoro ce l’hanno non vedono l’ora di scappare, perché “là c’è la vita”. Quelli che non ce l’hanno sognano un reddito senza dignità, altro che cittadinanza. Molti non temono di andare in pensione anche con qualche penalizzazione. Uno spettacolo inguardabile, un veleno anche per i giovani che al lavoro si devono avvicinare. Bisogna ridare al lavoro la sua forza di motore del mondo. Dobbiamo farlo tornare ad essere, nella realtà e nell’immaginazione, creatività, piacere, coinvolgimento, produttività, solidarietà, capacità di costruire e non distruggere. Basta con l’idea che il lavoro debba essere sempre e comunque espiazione. Aiutiamolo a tornare ad essere un diritto ma anche un progetto, un buon posto dove vivere e progredire; mai più una condanna, un dolore, un’inutile fatica, in fondo alla quale non c’è più vita, non c’è nessun paradiso.

 

 

 

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