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     n. 19 anno 2022

Stai per commettere un terribile errore!
Come evitare le trappole del pensiero

autore, Olivier Sibony
recensione di Andrea Castiello d’Antonio

Raffaello Cortina, 2022, pp. 327, € 24,00

Se un’azienda volesse fare un regalo utile ai propri manager in occasione delle prossime festività di fine anno questo libro di Olivier Sibony andrebbe di certo preso in considerazione. Infatti, questo lavoro tratta di un tema di importanza capitale per chiunque abbia ruoli di responsabilità organizzativa e, conseguentemente, debba prendere decisioni: il passo tra l’utilizzo di euristiche fisiologiche e ben dimensionate alla realtà, ai bias che distorcono e illudono è, infatti, molto breve. D’altro canto la mente opera (anche) per semplificare la realtà e, in questa tensione verso il dare ordine e semplificare, c’è il rischio di perdersi molte informazioni cruciali per risolvere problemi e prendere decisioni.
Si parte, dunque, da alcune considerazioni tutto sommato semplici, come quelle relative all’influenza del passato e al classico fattore Abbiamo sempre fatto così, con l’illusione di replicare storie di successo che, molto spesso, non si replicano affatto perché sono troppe le variabili che differenziano un contesto rispetto ad un altro, per giungere a considerare fenomeni assai più complessi come quelli che hanno portato lo psicologo israeliano Daniel Kahneman a vincere il Premio Nobel per l'economia nel 2002 (vedi: Michael Lewis, Un’amicizia da Nobel. Kahneman e Tversky, l’incontro che ha cambiato il nostro modo di pensare (Raffaello Cortina, 2017).
All’influenza del passato si coniuga la pressione del pensiero di gruppo che spesso crea un cultura aziendale non solo cementata sulla condivisione (acritica) ma anche omogenea, massificante e senza dubbio insofferente del pensiero critico. 
Questi sono solo brevi cenni relativi ai primi nove capitoli del libro in cui sono discussi altrettanti errori che sono commessi dai maggiori attori organizzativi, senza rendersene conto e ripetutamente. 
Mi sembra anche utile evidenziare un (semplice) meccanismo che vediamo così tante volte accadere nel mondo del lavoro, vale a dire il capo che si circonda di fedelissimi e/o di soggetti simili a lui con il terribile risultato di creare un gruppo acquiescente, un pensiero unico, un unico modello di riferimento. Un meccanismo che risalta in modo assai chiaro quando è posto in atto dai dittatori nelle nazioni autarchiche in cui nessun sottoposto osa sfidare il pensiero, il desiderio, o il comando del capo supremo, ma sono tutti pronti a tesserne le lodi e approvare qualunque sua iniziativa.
Nella Appendice A sono riportate le cinque famiglie di bias che, nel loro insieme, costituiscono una sorta di mappa tabellare delle trappole della mente fino a giungere alla conclusione seguente: “diventare consapevoli dei nostri bias è estremamente difficile; conoscere in anticipo quali bias neutralizzare è impossibile; e perfino se fosse possibile diventare un decisore privo di bias, ciò farebbe più male che bene” (p. 170). Per comprendere il senso di questa affermazione apparentemente paradossale ci si deve immergere nella seconda metà del testo, lì ove sono specificate le situazioni in cui sbagliare e fallire non sono opzioni da prendere in esame, sottolineando che è il come prendere le decisioni che fa la differenza rispetto al cosa si decide: il come vale sei volte il cosa, cioè è sei volte più determinante.
Infine ecco arrivare la discussione delle tecniche dei processi decisionali, cioè le contromisure atte a limitare il potere dei bias, con l’avvertenza che se i bias sono individuali la maggior parte di queste contromisure sono collettive, cioè organizzative. 
Sono ben quaranta le tecniche esemplificate nella terza parte del testo e riassunte utilmente nella Appendice B in cui sono scanditi i tre gruppi di tecniche: quelle che alimentano il dialogo e il confronto, quelle orientate e vivacizzare le divergenze, e quelle impiegabili per sviluppare le giuste dinamiche in ogni fase dei processi di decision making.
Quindi, dopo aver delineato i problemi e averne segnalato i sintomi… ecco le terapie!
Chi volesse integrare la lettura del volume di Sibony con altri spunti sempre di grande interesse e sul medesimo tema, navigando all’interno di questo mondo conoscitivo ormai assai vasto, potrebbe utilmente consultare i due testi a firma di Gerd Gigerenzer: Imparare a rischiare. Come prendere decisioni giuste (2015), e Decisioni intuitive. Quando si sceglie senza pensarci troppo (2009), entrambi tradotti da Raffaello Cortina.

 

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