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     n. 2 anno 2022

Aziende senza Patria

di Paolo Iacci

di Paolo Iacci

Una donna denuncia alla polizia la scomparsa del marito.

I poliziotti le chiedono di descriverlo e la donna inizia decisa: “E’ alto un metro e novanta, capelli biondi, folti e ricci, un viso regolare, sempre molto sorridente, una dentatura perfetta, lo si riconosce subito per il fisico perché è un vero atleta, ha un fisico scolpito, con spalle larghe, muscoloso senza mai esagerare, non ha un filo di grasso, insomma è un bel uomo”.

La sua amica, cercando di non farsi troppo notare cerca di prenderla da parte: “Ma cosa stai dicendo? Tuo marito è alto uno e sessantacinque, è calvo e ha una pancia enorme…!”

“E chi lo rivuole quello?”

La barzelletta mi viene in mente leggendo sul giornale la storia della piccola azienda “Ortofrutticola del Mugello” che è stata comprata dalla Italcanditi di Bergamo. L’Ortofrutticola del Mugello, in provincia di Firenze, è un’azienda storica del territorio che occupa a tempo indeterminato una decina di donne e altre settanta/ottanta come stagionali. Produce marron-glacés a partire dai marroni raccolti localmente. Italcandidati ha deciso di spostarla a Bergamo, anche se dai dati che abbiamo sembra che la società vada bene. Si può supporre che, avendo acquisito una nuova azienda, abbia – legittimamente - deciso di accorpare tutta l’attività produttiva per ottimizzare i costi.

Di mestiere per tutta la vita non ho fatto il sindacalista e so che la logica delle aziende è questa. Quando entro in un negozio e vesto i panni del cliente premio questa logica scegliendo il prodotto che mi offre il prodotto con il miglior rapporto qualità/prezzo.

Sono però anche troppo vecchio per pensare che la verità abbia una sola dimensione. E allora oggi guardo anche l’altra. Se premio solo questa logica, spossesso l’Ortofrutticola del Mugello dal suo territorio di riferimento. Le aziende diventerebbero organizzazioni senza carta d’identità, terre senza patria, una famiglia dove se il marito lo perdo ne cerco uno più bello.

E allora che fare? Le due dimensioni andrebbero mediate e contemperate, ma questo non sempre è possibile. Credo che non vi sia una soluzione unica capace di rispondere a tutte le situazioni di questo tipo. Di volta in volta si dovrà trovare la strada più praticabile. Non credo si possa rinnegare la logica del mercato, sarebbe una scelta fuori dal tempo. D’altro canto, non possiamo arrenderci ad un mercato fatto da organizzazioni senza patria e a lavoratori senza radici.

Benvenuti nell’età del paradosso.


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