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     n. 4 anno 2021

Contro Canto n. 127 (stimoli da 784 a 793)

di Massimo Ferrario

di Massimo Ferrario

# ZERBINOCRAZIA, anche chiamata ‘spirito di squadra' (784)
L'abbattimento di ogni personalità dissonante viene chiamato «spirito di squadra».
Ma è zerbinocrazia. Tutti proni al servizio del capo, è così che si vince.
Eppure la storia insegna che il capo viene tradito dai mediocri, mai dai talenti. I quali sono più difficili da gestire, ma se motivati nel modo giusto, metteranno a disposizione del leader la propria energia.
*** Massimo GRAMELLINI, giornalista e scrittore, da Mediocrità azzurra specchio del Paese, 'La Stampa', 21 giugno 2010, riportata in ‘Mixtura', 11 maggio 2015

# TIRANNIA, perché può piacerci (785)
Quanto più assoluta è la tirannia e quanto più debole è diventato l'individuo, tanto più forte sarà in lui la tendenza a recuperare le proprie forze facendosi parte della tirannia, per godere così della sua potenza. Accettando tutto questo si può acquistare o riacquistare una certa integrazione interiore mediante il conformismo. Ma il prezzo che si deve pagare è l'identificazione senza riserve con la tirannia, in breve la rinuncia alla propria autonomia.
*** Bruno BETTELHEIM, 1903-1990, psichiatra e psicoanalista infantile, austriaco, di origine ebraica, Il cuore vigile. Anatomia individuale e società di massa, Adelphi, Milano, 1988, citato da Nanni Olivero, consulente di direzione, Il volto irrazionale del management e l'etica della leadership, FrancoAngeli, Milano, 2004, e riportata anche in ‘Mixtura', 8 maggio 2015

# TEORIA, dimenticarla e divertirsi (786)
Io ho preso lezione di tennis per due anni e poi ho giocato una partita con un vecchio amico.
«Perché non dimentichi come si fa e non ti diverti un po'?» mi ha chiesto.
*** Thomas MOORE, 1940, statunitense, psicoanalista, ex monaco, studioso di religione, Il sorriso dell'anima, 2002, Frassinelli, Milano, 2003, in ‘Mixtura', 10 maggio 2015

# AUTONOMIA, sta nel riconoscimento dei limiti (787)
Affermare l'autonomia vuol dire farsi carico nello stesso tempo dei limiti, riconoscere dove dobbiamo fermarci, dove abbiamo bisogno di altri, dove dobbiamo accettare la differenza che ci separa da loro.
In questa capacità di misurarsi col limite si compie un esercizio vero di autonomia e si esce dall'illusione del ‘tutto è possibile' che produce alla fine solo individui dipendenti.
*** Alberto MELUCCI, 1943-2001, sociologo, Passaggio d'epoca, Feltrinelli, Milano, 1994. Anche in ‘Mixtura', 9 maggio 2015.

# CAPITALISMO, ha bisogno di un forte contrappeso (788)
Chi ha cercato attraverso la politica di creare ‘l'uomo nuovo' più virtuoso e altruista, ha finito per creare dittature e abusi peggiori. Mercato e democrazia sono i due sistemi meno imperfetti che abbiamo. Ma la loro convivenza è sempre stata tormentata e instabile. La contraddizione culturale del capitalismo, come la definì Daniel Bell negli Anni ‘70, nasce dalla sua necessaria esaltazione di valori socialmente disgreganti: individualismo, materialismo, edonismo. D'altra parte lo stesso capitalismo ha bisogno di regole, ordine, stabilità. Perciò storicamente il capitalismo s'è sviluppato meglio quando ha avuto come contrappeso culture impre-gnate di valori forti (come l'etica calvinista) e democrazie combattive per imbrigliarne i difetti.
*** Federico RAMPINI, giornalista e scrittore, Quelle vite rovinate dalle crisi finanziarie, ‘la Repubblica', 24 gennaio 2004.

# CAPI, ‘individualize or idiocratize'? (789)
I manager devono ricordarsi che la maggior parte delle persone non lascia l'azienda: lascia il capo. La gente ama o odia gli altri individui, non le istituzioni. Per questo è di vitale importanza abbinare i nuovi assunti ai migliori leader. Conclusione? O mettete al centro l'individuo o l'intera struttura diventerà idiota: ‘individualize or idiocratize'.
*** Kjell A. NORDSTRÖM, svedese, docente alla Iib, Institute of International Business della Stockolm school of economics, autore di Karaoke Capitalism, Franco Angeli, Milano, 2006, intervistato da Enzo Riboni, ‘Economia & Carriere', ‘Corriere della Sera', 13 ottobre 2006.

# COACHING, non solo per sapere (790)
Il coaching non è, cioè, una semplice attività di relazione con l'individuo finalizzata a incrementarne le cono-scenze, ovvero il know how, ma più completamente si pone come obiettivo quello di attivare nell'individuo - ma anche nella relazione di questo con l'ambiente - le condizioni che sono abilitanti alla performance, le competenze e l'energia che si trasformano in azione.
Il valore del coaching consiste, quindi, prima di tutto nello sviluppare non solo il sapere dell'individuo, ma anche la sua capacità di usarlo, ovvero di contestualizzarlo e finalizzarlo rispetto alle specifiche situazioni, imparando a riconoscerle.
*** Alberto DREI, consulente di direzione e formatore, Oltre il management, Guerini, Milano, 2004.

# RESPONSABILITÀ, ce n'è per tutti (791)
Diversi anni fa, quando visitò l'America, Nikita Krusciov tenne una conferenza stampa al Washinghton Press Club.
La prima domanda fattagli - tradotta da un interprete - fu: «Oggi voi avete parlato del ruolo ripugnante del vostro predecessore, Stalin. In quegli anni voi eravate uno dei suoi collaboratori e colleghi più stretti. Che cosa avete fatto per tutto quel tempo?».
Il viso di Krusciov avvampò.
«Chi ha fatto questa domanda?».
Cinquecento visi si abbassarono.
«Chi ha fatto questa domanda?».
Nulla.
«Ecco cosa facevo».
*** Warren BENNIS, 1925-2014, consulente di direzione statunitense, esperto di leadership, saggista, Come si diventa leader, 1989, Sperling & Kupfer, Milano, 1990. Anche in ‘Mixtura', 12 maggio 2015

# FATTI, annotiamoci quelli che ci danno torto (792)
Per molti anni ho seguito una regola aurea: ogni volta che mi capitava di leggere o comunque di venire a conoscenza di un fatto o di un'osservazione o di una nuova idea, contraria ai risultati generali ottenuti da me li annotavo fedelmente ed immediatamente, perché so per esperienza che idee e fatti del genere si scordano più facilmente di quelli che ci sono favorevoli.
*** Charles DARWIN, 1809-1882, scienziato naturalista inglese, citato da Sigmund Freud, Aforismi, Boringhieri, Torino, 1999, e riportato da Pietro Nico, Le parole dei leader, Franco Angeli, Milano, 2005.

# USA, e non era comunista (793)
Nessuna impresa che dipenda, per il suo successo, dal pagare i suoi lavoratori meno di quanto serva loro per vivere ha diritto di sopravvivere in questo Paese.
*** Franklin Delano ROOSEVELT, 1882-1945, 32^ presidente Usa dal 1932 al 1945, discorso sul National Recovery Act, 16 giugno 1933, citato in ‘l'Unità', 6 novembre 2008.

Massimo Ferrario, consulente di formazione e di sviluppo organizzativo, responsabile di Dia-Logos 

 

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