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     n. 3 anno 2021

Investimenti agevolati 4.0: le risorse per la ripresa ci sono, ma ci vogliono le competenze

di Giovanni Medioli

Nel corso del roadshow AIDP ANDAF IIM dello scorso anno è emerso a più riprese il tema delle risorse, economiche e manageriali, necessarie per realizzare gli obiettivi dei vari piani 4.0 succedutisi nel tempo: le risorse finanziarie da parte del Governo centrale esistono e sarebbero anche consistenti, se non fosse che vanno talvolta ad incagliarsi nelle maglie di una burocrazia formale e prigioniera di regole non sempre chiarissime. In aziende molto piccole, il fai-da-te può risultare problematico: meglio ricercare all'esterno le competenze per gestire al meglio queste tematiche. In questo contributo vengono descritte le opportunità migliori da cogliere e saper gestire.

Per uscire dalla crisi è necessario investire per adeguarsi nella trasformazione tecnologica. Ma è opinione corrente di molti imprenditori italiani che le risorse messe a disposizione delle aziende dal Governo siano scarse o addirittura assenti.

Ma è veramente così?
In realtà nel 2020 il Governo, attraverso il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) ha messo a disposizione delle aziende, e in particolare delle PMI, il Piano di Transizione 4.0 che raccoglie l'eredità del programma Industria 4.0 avviato nel 2015.
Il precedente programma finanziava le imprese di qualsiasi settore che avessero fatto investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) con un incentivo automatico (credito d'imposta scontabile immediatamente) fino al 50% dell'importo speso entro tetti prefissati consentendo anche di finanziare progetti pluriennali con successive tranche.
Anni di vacche grasse? Non proprio: molte imprese si sono scontrate, anche duramente, con la necessità di dettagliare e rendicontare i propri piani di R&S secondo i principi dei manuali internazionali di Frascati (R&S) e di Oslo (innovazione) redatti dall'OCSE. Manuali, fra l'altro, che ad oggi non sono ancora stati ancora tradotti ufficialmente in italiano.

Dunque si è creata la situazione paradossale che le PMI italiane, anche quelle che fanno di R&S e innovazione il fulcro della loro azione, oltre a doversi misurare con la loro storica scarsa capacità di rendicontazione, si sono trovate a dover combattere con interpretazioni restrittive da parte dell'Agenzia delle Entrate, che ha spesso contestato la natura di R&S dei progetti presentati in base a norme che, più che poco chiare, erano semplicemente sconosciute alle parti o conosciute solo per "sentito dire". È così capitato che aziende che si erano viste rifiutare l'incentivo e comminare sanzioni pecuniarie salate, hanno avuto ragione nei tribunali. Ma è così che si aiutano le imprese a crescere?

Con il 2020 è arrivato il nuovo Piano di Transizione 4.0 che prevede tre misure principali.

La prima è il Credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali, che consente di recuperare il 40% dei costi per investimenti in beni materiali tecnologicamente avanzati fino a 2,5 milioni e il 20% della cifra spesa per gli investimenti fra i 2,5 e i 10 milioni. Per i beni immateriali il recupero è del 15% per una spesa massima fino a 700 mila euro: perché si siano voluti penalizzare gli investimenti in software, che spesso costituiscono il cuore dell'innovazione, non è dato saperlo.
Per i "beni materiali non tecnologicamente avanzati" il credito ottenibile è il 6% fino a una spesa massima di 2 milioni. Il credito d'imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione in cinque quote annuali di pari importo, ridotte a tre per gli investimenti in beni immateriali, a decorrere dall'anno successivo all' "entrata in funzione" dei beni.

Secondo il MISE "Il credito d'imposta è cumulabile con altre agevolazioni". Il che significa, per esempio, che per il medesimo investimento in software si può scontare una (piccola) parte del costo di acquisto ma anche il costo della formazione del personale. Ma come attuare il cumulo di crediti d'imposta, con caratteristiche, durata e regole diverse, non è molto semplice.

La seconda misura contenuta nel Piano è il Credito d'imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design.
Attualmente è utilizzabile in tre anni: viene riconosciuto il per il 12% delle spese agevolabili entro un limite di 3 milioni di euro per le attività di "ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale in campo scientifico e tecnologico". Per le attività di "innovazione tecnologica finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorati" il beneficio è del 6% delle spese fino a un tetto di 1,5 milioni. Il credito d'imposta è riconosciuto in misura pari al 10% delle spese nel limite massimo di 1,5 milioni di euro. In caso di attività di "innovazione tecnologica finalizzate al raggiungimento di un obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0"

Per capire che cosa intende il ministero per "innovazione digitale 4.0" bisogna tornare alla relativa pagina del sito del MISE e in particolare al capitolo "altre azioni". Certamente vi rientrano i progetti di R&S di "Agenda digitale" e "industria sostenibile" che, fra l'altro, dovrebbero godere anche dei finanziamenti del Fondo Rotativo (FRI) oltre ai progetti inerenti ai bandi "Fabbrica Intelligente", "Agrifood", "Scienze della vita", "Calcolo ad alte prestazioni" e per "Economia circolare", eccetera.
Sempre nella seconda misura, per le "attività di design e ideazione estetica per la concezione e realizzazione dei nuovi prodotti e campionari nei settori tessile e della moda, calzaturiero, dell'occhialeria, orafo, del mobile e dell'arredo e della ceramica, e altri individuati con successivo decreto ministeriale" il credito d'imposta è pari al 6% delle spese agevolabili nel limite di 1,5 milioni di euro.

La terza misura è il credito di imposta per la formazione 4.0, fruibile a decorrere dal periodo d'imposta successivo a quello di spesa. Viene calcolato in percentuale delle spese relative ai dipendenti impegnati nelle attività di formazione, limitatamente al costo aziendale riferito alle ore o alle giornate di formazione. È riconosciuto in misura del 50% delle spese ammissibili e nel limite massimo annuale di €. 300.000 per le piccole imprese; del 40% delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di €. 250.000 per le medie imprese; del 30% delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di €. 250.000 le grandi imprese.

Il Piano verrà mantenuto e potenziato nel 2021: lo afferma il Documento Programmatico di Bilancio (DPB) inviato alla Commissione Europea. Nello specifico, dovrebbero aumentare le aliquote e i massimali di spesa. Potrebbe, inoltre, ridursi il periodo di compensazione del credito d'imposta ed essere introdotta l'opzione della cessione dei crediti d'imposta.

Bene. Ma questo non risolve la domanda di fondo: come fa una PMI, anche se molto motivata e innovativa, a districarsi nel guazzabuglio di una legge che sembra scritta con il preciso intento di rendere la vita impossibile alle imprese? E, soprattutto, come fa l'impresa a essere certa di aver sfruttato al massimo le opportunità offerte dalla legge e di arrivare a prendere gli incentivi senza spese aggiuntive a fondo perduto?

È evidente che l'approccio complessivo a una galassia normativa così complessa e mutevole non può rientrare nelle competenze di un "semplice" commercialista o avvocato. È necessario un approccio multidisciplinare che richiede una serie di competenze specifiche e avanzate. E lo strumento per offrire in una soluzione e la possibilità di sfruttare al meglio i vantaggi del Piano è una rete di impresa specializzata, che offra a ogni tipo di azienda di ogni settore i professionisti giusti per le sue esigenze.

L'idea è quella di offrire un referente unico per valutare l'opportunità di accedere a tutti gli incentivi disponibili alle aziende al costo minimo possibile, permettendo loro di raggiungere più facilmente gli obiettivi di sviluppo che si propongono, in particolare in vista della possibilità di scontare immediatamente il credito di imposta con una cessione come già avviene, per esempio, per gli incentivi in campo edilizio.

Giovanni Medioli - Retiqa 

 

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