hronline
     n. 17 anno 2020

Felicità: effimera chimera o metacompetenza del futuro del lavoro?

di Laura Torretta

di Laura Torretta

Come ci dice l'agenda 2030 il valore e l'evoluzione di un'organizzazione, la fiducia di shareholders e stakeholders, si identifica sulla capacità di incidere sulla sostenibilità e includere le diverse prospettive (economica, politica, sociale, culturale, tecnologica, ecologica...). Diventa sempre più importante associare alle classiche metriche di ROIanche misurazioni dell'intangibile in linea con i SustainableDevelopment Goals per soddisfare i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere quelli delle generazioni future. Dove sono le persone in questa strategia organizzativa? Dove è il loro benessere o meglio la loro felicità?

Inizio con l'augurio di riuscire a uscire non solo dalla pandemia ma anche dalla visione miope dei fogli excel che misurano le risorse FTE, auguro a tutte le organizzazioni di riuscire a rigenerare la rel-azione tra esseri umani per sviluppare con coerenza, missione, potenziale e crescita felice per tutti.

Sono appassionata da sempre di complessità e trasformazione! Dopo 25 anni di onorata carriera dirigenziale nel business management da 9 anni come ‘happy free lance' ho incluso la parte soft di hr innovation. Sono partita da me a 48 anni (mai troppo presto né troppo tardi!): ho smesso di lamentarmi, ho scelto la vita che volevo vivere per onorare la mia missione! Facile? No. Doloroso e faticoso al principio ma alla fine si rigenera una grande libertà e verità...ci ascoltiamo e scopriamo cosa ci rende veramente felici.

Ecco i punti di attenzione di questo viaggio: scoprire il nostro proposito di vita, riconoscere i nostri bisogni e come soddisfarli in modo sostenibile nella delega ad altri, agire in coerenza allineati ai nostri valori, far emergere e coltivare il dono dei nostri talenti, scegliere e formare le competenze utili a realizzarli, rilasciare le emozioni negative accumulate e rielaborare le credenze limitanti per andare verso destini di felicità.

E' importante generare, monitorare, aggiornare oltre il business plan per l'azienda anche il nostro piano di vita. Ero all'apice della carriera, apparentemente avevo tutto e facevo tutto ma non ero felice! Non trovavo senso, direzione, destino al mio viaggio. Uno stato d'animo che oggi accolgo nella maggior parte dei percorsi individuali e dei progetti organizzativi che accompagno, un trend che emerge dai convegni e dalle indagini di clima, dagli osservatori sulla soddisfazione al lavoro e dai questionari sullo stress correlato lavoro.

Alcuni insights precovid (oggi tra paura e speranza, lockdown e ristrutturazioni...sicuramente stabile o in discesa!)

L'87% dei dipendenti è demotivato, con una perdita di produttività di 500 miliardi (Gallup). Un dipendente infelice costa all'azienda circa 16.000 sterline all'anno. La Harvard MedicalSchool ha indicato che il 96% dei leader sperimenta il burnout. In Europa 40 milioni di lavoratori soffrono di stress da lavoro. L'OMS stima che già nel 2020 la depressione sarà la seconda malattia con cui il mondo farà i conti.

Il mio talento è la trasgressione: andare oltre il noto, esplorare, creare nuove forme e soluzioni al servizio della cura e della crescita! Prima mi sono presa cura del business, oggi di organizzazioni, persone e relazioni. Sono partita dal Ben-Essere in una prima fase ma la spinta alla trasgressione mi ha portata oltre attratta dalla parola ‘Happiness'. Ho rilevato il crescente interesse internazionale su questo tema, al nostro convegno nazionale di Napoli di tre anni fa avevamo immaginato il futuro della direzione hr come responsabile della felicità. Così ho iniziato a documentarmi, a leggere il World Happiness Report, a seguire il Greater Good Science Center dell'università di Berkeley, a esplorare questo tema attraverso seminari e newsletter di Woohoo e del Center for Positive Organization dell'università del Michigan...

Lo sapete? Dal 2015 al 2019 si registra un +48% di ricerca in Google per la parola happiness, 35.200 milioni di ricerche su Google e 522.110 su Linkedin per la parola Chief Happiness Officer, 50.000 libri pubblicati sul tema e 242 TedTalks dedicati al tema. Tanto interesse! Oggi con maggiore consapevolezza e autorevolezza posso portare evidenze multidisciplinari su questa parola e sui suoi effetti sull'essere umano e le organizzazioni.

Ecco alcuni spunti di riflessione su questa nuova cornice di senso, sociale e organizzativo, sui possibili paradigmi evolutivi. La scienza della felicità è il termine che aggrega i saperi e le ricerche su questa parola, nasce dalla convergenza, dalla contaminazione e dall'integrazione di contributi multidisciplinari che scardinano miti e credenze sul tema (sociologia, antropologia, filosofia, psicologia positiva, biologia, fisica quantistica, geometria frattale, neuroscienze, economia circolare...). Questi studi sostengono che la vera felicità è quella sostenibile, non è perciò una effimera emozione ma una solida competenza che può essere sviluppata e allenata.

Secondo Sonja Lyubomirsky (Professor, University of California), Il 40% della nostra felicità dipende dai nostri comportamenti intenzionali e può essere allenata responsabilmente. Individui, team e sistemi possono creare le condizioni migliori per evolversi generando un ambiente positivo che influenza l'altro 60% (50% genetico e 10% ambientale).

La bella notizia? possiamo scegliere di essere felici! Una scelta personale che diventa una meta competenza 4.0 può essere supportata (formata e trasformata) anche dalle organizzazioni: la felicità al lavoro è una tecnologia sociale capace di far fiorire il potenziale di ognuno e, di conseguenza, i risultati di business. Provare per credere!

Il lavoratore felice si ammala di meno, è più creativo e innovatore, è più ingaggiato, lavora meglio produce di più ed è più efficace. Alcuni kpida varie fonti (HBR, Gallup, S.achor, Forbes..)

+31% produttività,+ 37% vendite, +44% retention, +300% innovazione e creatività

-125% burnout, -66% malattia, -51% turn over

Ci sono quattro principi alla base della Scienza della Felicità che attraversano tutti i sistemi che abitiamo, come abbiamo visto ci sono una serie di impatti sugli economics, la progettualità per sviluppare la felicità ecosistemica organizzativa dipende dall''asis' cioè dalla maturità culturale ed evolutiva del sistema ai vari livelli (governance, imprenditore, manager, collaboratori...). Eccoli!

1) più chimica positiva, meno chimica negativa: la felicità aumenta la produzione di ormoni positivi (responsive no reactive) come ossitocina, dopamina, serotonina, endorfina, apre i centri dell'apprendimento, della creatività, della memoria e dell'ascolto.

2) più noi, meno io: Il noi porta al raggiungimento di scopi e risultati comuni. Siamo cablati per la socialità. Sopravvive la specie che sa cooperare meglio e sviluppare relazioni solide di fiducia.

3) più essere, meno fare/avere: conoscere il nostro vero sé, sviluppare autoconsapevolezza, imparare dagli errori, tendere all'autorealizzazione

4) più disciplina, meno caos: nulla avviene a caso, per ‘formare' questa competenza, per ‘trasformare' abitudini negative limitanti, dobbiamo allenarci alle pratiche positive con costanza e perseveranza.

Sei interessato ad approfondire il tema e vuoi scoprire chi è il chiefhappinesofficer? Quali competenze certifica? Come interviene nelle organizzazioni per l'evoluzione a org+?

Il seguito di questo viaggio attraverso felicità e organizzazioni positive il prossimo mese!

Laura Torretta, Consulente di trasformazione positiva (ORG+)- Counselor Organizzativo Sistemico Relazionale (CSR)- Chief Happiness Officer (CHO) 

 

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