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     n. 9 anno 2019

Riflessioni sul cambiamento dal FORUM ECONOMY ROADSHOW 2019

di Maria Grazia De Angelis

L'appuntamento romano del Forum Economic Roadshow si è focalizzato sul tema "The Changing Economy: la competitività al Centro del Cambiamento", sulle diverse sfaccettature che questi concetti presentano e sulle possibili aree di intervento. E' emersa in particolare la necessità di un'integrazione virtuosa tra pubblico e privato e di investire per colmarela carenza delle competenze necessarie per realizzare una trasformazione digitale di sistema ed evitare il rischio del Digital Transformation Divide.

In pochissimi anni la sostenibilità ha fatto grandi passi ed è entrata nell'agenda politica oltre che nella strategia di tante organizzazioni. Molte le trasformazioni in corso: dal cambiamento nel linguaggio ai mutamenti negli stili di vita e di consumo; dai fattori che influenzano il mercato a leggi e regolamenti che ridisegnano le regole del gioco. Le imprese stanno modificando processi, prodotti, governance in chiave sostenibile e numerosi sono gli esempi di progetti che affrontano la sostenibilità con focus diversi presentati durante il Forum Economy Roadshow.

Durante l'incontro imprenditori ed opinion leader si sono uniti per confrontarsi sullo sviluppo dell'economia italiana e su come arrivare a mettere in campo azioni incentrate sulla sostenibilità e qualità con i propri utenti, clienti o comunità social.La Green Re-Generation è una generazione che guarda al futuro. Una generazione che ama tutte quelle innovazioni e tecnologie che semplificano la nostra vita quotidiana, ma allo stesso tempo vuole la garanzia che le risorse di oggi saranno presenti domani. È una generazione che non aspetta, ma interpreta il ruolo principale nell'economia verde, creando e inventando nuove e più moderne soluzioni sostenibili per preservare la natura e il nostro ecosistema. Nell'ambito del Forum è stato dato spazio a tali tematiche nell'apposita sessione "Produttività & Competitività: la trasformazione dei modelli di Business e la digitalizzazione per traghettare le aziende verso i principi della sostenibilità e della circular Economy" condotta da Massimiliano Pontillo, presidente Pentapolis Onlus e Direttore Responsabile Eco in Città.

Grandi sono le opportunità delle tecnologie per la crescita dell'intero sistema produttivo. Francesco Paolillo CEO Ecodyger ha sottolineato come "Il problema della gestione dei rifiuti organici affligge tutte quelle strutture e servizi che ogni giorno preparano, producono, offrono e distribuiscono cibo. ECODYGER PRO è stato progettato per elaborare quasi la totalità degli scarti organici: riso, pasta, pane, carne, pesce, ossa di pollo e coniglio, conchiglie e frutti mare, verdure, frutta e semi. Può elaborare anche tutti i nuovi materiali bio-compostabili (piatti, bicchieri, posate e vassoi), compresi i tovaglioli di carta, solitamente utilizzati nel ristorazione collettiva, eliminando i costi per l'utilizzo di aree di stoccaggio refrigerate/climatizzate e relativi costi di gestione. .I residui rilasciati alla fine del ciclo Ecodyger sono due: uno liquido e un solido. Questi sono stati testati da laboratori accreditati in tutto il mondo. Sulla base dei risultati ottenuti, i residui sono stati identificati per le loro proprietà come delle risorse".

Ecodyger rappresenta un esempio delle possibili soluzioni che le aziende offrono per rispondere alla direttiva europea 1999/31/CE che mira a prevenire o a ridurre le ripercussioni negative sull'ambiente, risultanti dalle discariche di rifiuti, imponendone la chiusura progressiva e poi totale per quanto riguarda il conferimento di rifiuti solidi urbani. Inoltre, la nuova direttiva europea 2008/98/UE introduce, per la prima volta, il concetto di gestione dei rifiuti, con lo scopo di fornire soluzioni sostenibili con la progressiva riduzione dell'impatto sull'ambiente e le emissioni di CO2 connesse, al fine di raggiungere, entro il 2020 il totale auto-smaltimento dei rifiuti organici direttamente alla fonte, sotto la filosofia "Rifiuti Zero". Ciò richiederà progressivamente che ogni struttura debba essere adeguatamente attrezzata per adempiere a tale obbligo.

Dall'incontro è emerso come le imprese che implementano processi di digitalizzazione conseguano migliori performance in termini di crescita, occupazione e successo sui mercati esteri, con effetti positivi che si ripercuotono sull'intero sistema economico e sociale. Il problema è che l'Italia si pone oggi ancora come Paese inseguitore, con un ruolo dell'economia digitale inferiore rispetto ad altre nazioni europee. La digitalizzazione dei processi di business rappresenta un elemento di discontinuità per le Aziende perché implica un forte impatto sulle persone e sull'organizzazione. Questo tipo di innovazione deve quindi essere gestito con un corretto percorso di trasformazione affinché risulti di successo. Un approccio meramente tecnico tende a creare delle "oasi di dematerializzazione" all'interno di un processo sostanzialmente invariato, mentre innovazioni di processo molto avanzate spesso possono comportare la non accettazione da parte degli stakeholder. Un valido approccio deve affiancare alla competenza tecnologica, la capacità di affrontare il percorso di trasformazione digitale possibile in ogni specifico contesto aziendale.

Le nostre aziende scontano i ritardi e le inefficienze della Pubblica Amministrazione. Sulla digitalizzazione in Italia "c'è ancora molto da fare. Gli indici sono impietosi: siamo tra gli ultimi in Europa sulla trasformazione digitale. Alle istituzioni chiediamo un programma a lungo termine". Lo ha detto Danilo Cattaneo, amministratore delegato InfoCert, intervenuto al dibattito, condotto da Simone Tani, docente di leadership alla Luiss, nella sessione "Digitalizzazione & Competitività: le sinergie tra pubblico e privato per la crescita del sistema produttivo italiano proiettato in un una dimensione internazionale". Cattaneo ha sottolineato "Negli ultimi 10-15- anni non si è investito sulla formazione dei dirigenti pubblici o su programmi che, per loro natura, avevano bisogno di tempi medio lunghi per creare innovazione". Il piano nazionale sulla digitalizzazione c'è, ma mancano le competenze. "Bisogna individuare quelle trasformazioni che possono creare valore nelle imprese e poi portarle avanti, senza cambiare persone o programmi ogni pochi anni."

Numerose le proposte per migliorare l'interazione cittadino-pubblica amministrazione e aziende-istituzioni e per arricchire le opportunità di informazione e orientamento di soggetti economici e sociali. Alessandra Santacroce, direttore Relazioni internazionali IBM, intervenuta al Forum Economy Roadshow ha affermato "Stiamo svolgendo un interessante dibattito sull'interazione tra cambiamento tecnologico e dialogo con le istituzioni, questa è un'opportunità del Paese, che deve lavorare insieme e fare gioco di squadra". IBM sta investendo ì sull'intelligenza artificiale e scommettendo su "un nuovo paradigma di gestione della conoscenza, che va affrontato con attenzione, responsabilità, senso etico e inclusione". La mission è risolvere i futuri problemi, con principi etici che rendano l'intelligenza artificiale come un'intelligenza aumentata, che complementi e aiuti l'individuo, senza sostituirlo. Per aumentare l'intelligenza vanno alimentate però le competenze, per questo è necessario investire sulle competenze del futuro, cioè i giovani.
Giuseppe Conte, direttore centrale Relazioni esterne e Public relations officer di INPS "c'è sempre l'esigenza di essere nella frontiera dell'innovazione. Siamo qui per presentare la nostra esperienza e per confrontaci con le migliori practice, in modo da offrire un servizio sempre più innovativo. Oggi ad esempio la nuova frontiera è rappresentata dalle applicazioni sui telefoni mobili. Non tutti hanno il pc, ma abbiamo notato che le app mobili sono piu' diffuse anche tra la popolazione meno giovane. Una delle nostre nuove frontiere, dunque, è sviluppare app mobili per raggiungere persone ovunque si trovino. Anche i nostri social ormai indirizzano le persone non solo sul sito, ma anche sulle app".

Dai diversi interventi è emerso con chiarezza che, per affrontare al meglio le sfide improrogabili della trasformazione digitale, qualsiasi azienda, privata e pubblica senza alcuna differenza, deve comprendere e metabolizzare il fatto che essa tocca tutte le sue dimensione chiave.In primis le Risorse Umane, che devono realizzare il cambiamento implementando nuovi processi che, utilizzando al meglio la tecnologia,, consentanoall'azienda diposizionarsi adeguatamente nel in un mondo digitale ed che già oggi offre opportunità incredibili e ad alta potenzialità (convergenza tra intelligenza artificiale, smartphone e social network, IoT - Internet of Things, blockchain, reti neurali, etc.).

Come evidenzia l'intervento di Cattaneo, mancano le competenze: secondo chi scrive il rischio è quello del Digital Transformation Divide, ovvero dell'approfondirsi del gap tra le grandi aziende in grado di reperire, e pagare, le competenze necessarie sul mercato, e le PMI che potrebbero spostare in là la risoluzione del problema data la loro difficoltà di attrarre le risorse necessarie.Uno strumento che può consentire alle PMI, di portare in casa competenze di alto livello non altrimenti disponibili, ma a costi accessibili, è il temporary management, nella classica modalità a progetto per le aziende di medie dimensioni, ma anche nella sua declinazione part time, più nota come fractional management, per quelle molto piccole (es. <5 milioni).
Due in particolare le figure manageriali a cui si potrebbe pensare in funzione dello stadio di sviluppo dei processi digitali: un manager HR, quale gestore principale e garante del processo collaborativo di cambiamento, per le aziende che siano ancora in fase di avvio, e un vero e proprio Digital Transformation Manager per quelle che si trovano in una fase più avanzata, e sono in questo senso più mature e ricettive.
Attenzione però! Lavorare con le PMI richiede un salto culturale da parte dei manager, come ricordava la citazione di Vincenzo Boccia riportata nello scorso numero di Hr On Line: "i manager dovrebbero avvicinarsi maggiormente alle Pmi, imparando a comunicare in modo chiaro quali benefici le aziende potrebbero trarre dal loro inserimento, anche temporaneo".

Maria Grazia De Angelis - Presidente AISL_O, Associazione Italiano di Studio del Lavoro per lo Sviluppo Organizzativo 

 

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