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     n. 19 anno 2019

La generazione Z

di Nicola Rossi

 

Convenzionalmente parliamo di generazione Z quando vogliamo indicare i nati dopo il 1995. Z banalmente perché sono gli ultimi, dopo le generazioni X e Y.Sono stati anche definiti come Post-Millennials, i primi veri "Nativi Digitali", nati in un'epoca in cui la tecnologia ha impresso alla società un ritmo di sviluppo mai visto prima nell'intera storia dell'umanità. Questo tremendo impulso tecnologico e la contemporanea globalizzazione dei mercati e dei popoli ha determinato anche un contesto molto complesso di difficile leggibilità, dove la sensazione prevalente è di paura e sfiducia. In Italia, poi, la stagnazione economica in cui siamo entrati dal 2008 ad oggi ha fatto il resto.

Di questa generazione in realtà sappiamo ancora poco dal punto di vista professionale perché non è passato molto tempo da quando i suoi primi rappresentanti si sono affacciati al mondo del lavoro. Possiamo però evincere alcuni spunti dalle prime esperienze pratiche, per cominciare a riflettere su alcune caratteristiche comuni, probabilmente utili per la loro gestione nei luoghi di lavoro.

L'esperienza empirica ci dice, ad esempio, che non conoscono un mondo senza internet e senza device, si informano in rete, non guardano la TV ma Netflix, chattano da mane a sera, preferiscono le immagini alle notizie scritte, il messaggio registrato a quello digitato. Il loro linguaggio è contratto e la loro esperienza della realtà molte volte si confonde con la sua rappresentazione in rete. Facebook, più usata dai millennials e dalla Generazione X, non è sicuramente il loro Social Media preferito e viene sostituito da Instagram e Snapchat perché più rapido e di immediata comprensione. Si calcola che mediamente la focalizzazione dell'attenzione non supera gli 8 secondi. Non è allora un caso che WhatsApp prenda il posto delle mail perché più diretto e rapido. Molto apprezzato è anche YouTube perché d'immediata fruizione. Tutto dev'essere portatile, tutto a portata di clic, tutto dev'essere immediato, facile, a portata di mano.

È una generazione che non conosce barriere di connessione e sopporta a faticai limiti determinati dai tempi della fisica. Sono multiculturali naturalmente e sono quindi contrari ad ogni limitazione sociale che non sia chiaramente determinata da evidenti fattori oggettivi. Amano la diversità perché ognuno di loro si considera a suo modo speciale. Il limite tra vita reale e mondo virtuale molte volte non è sempre così netto. Potenzialmente possono tutto, ma nella realtà si sentono soli e vuoti. L'essere connessi è la modalità di relazione largamente dominante.

Nella società e nelle istituzioni (aziende comprese) non sopportano la doppia morale. Sono sospettosi e talvolta apparentemente apatici. In realtà molte volte soffrono semplicemente la crisi di autorevolezza del mondo adulto. In questo senso sono più realisti di chi li ha preceduti e sono maggiormente disposti a contare su sé stessi per riuscire a conquistarsi un posto nel mondo.

Abituati ad un mondo veloce ed instabile, sono distratti e poco abituati all'approfondimento. Sulla scia di Greta, sono sensibili ai temi ecologisti e di conseguenza anche alla loro salute fisica.

In ambito lavorativo, i più vorrebbero essere responsabili della propria carriera e molti vedono nell'impiego pubblico il modo più semplice e veloce per difendersi da un mondo lavorativo che ai loro occhi appare aggressivo e non equo.

Per avvicinarli la comunicazione deve avvenire tramite social, essere breve e incisiva, in grado di stimolare la curiosità partendo da una base visual, d'immagine. È inoltre importante coinvolgere l'audience attraverso attività collaborative e contenuti personalizzati. Occorre offrire loro storie vere, autentiche, da cui far scaturire possibilità concrete di un buon rapporto qualitativo tra vita personale e ambiente professionale. Queste caratteristiche devono informare il modo con cui le imprese fanno dell'employer branding per questo target, profondamente differente da chi li ha preceduti. Anche la modalità di selezione può essere un momento di engagement se cominciamo a guardare con i loro occhi il processo di valutazione che proponiamo. Questo dev'essere più esperienziale che semplicemente conoscitivo. Ne consegue che gli hackathon hanno una presa assai superiore a quella dei normali colloqui.

Nel momento della scelta dell'opportunità lavorativa, danno per scontata la possibilità dello smart working, che sicuramente si svilupperà ancor più di quanto oggi non sia. La giornata di lavoro tipo sarà scandita non più da un inizio e una fine uguale per tutti, ma da un approccio più "sartoriale", più individuale al tempo del lavoro. Non solo. Durante tutto l'arco della giornata, i professionisti di domani passeranno, a quanto pare, dal lavoro al piacere, e dal piacere di nuovo al lavoro nello spazio di un istante. Niente più divisioni tra tempo personale e tempo dell'impresa. Tutto sarà più fluido, più liquido, meno scandito. Nessun confine a marcare un inizio e una fine. Si passerà così dal rispondere a una mail del capo a fare la spesa online, dal riservare un posto nel tal locale per la sera all'occuparsi del progetto in cui si è stati inseriti. Nessuna scissione, un continuum pubblico - privato a cui le generazioni precedenti non sono mai state abituate. Saltano i normali orari di lavoro ma non è detto che con questo si lavori meno, anzi. Sicuramente in maniera più parcellizzata e meno strettamente focalizzata.

Per quello che fino ad oggi è stato possibile osservare, la generazione Z è attenta ad ottenere una equa retribuzione, ma non necessariamente il denaro è al primo posto delle loro priorità. Si cerca invece una buona qualità della vita, sia in termini di buoni rapporti con i colleghi sia di una corretta relazione con l'autorità e la gerarchia aziendale.

Per una corretta gestione di questa generazione probabilmente servirà agli HR un netto cambio di paradigma. Molti strumenti sono già a disposizione: un continuous feed-back, lo sviluppo dello smart-working, maggiori deleghe, un utilizzo più personalizzato dei flexible benefits, e così via.

La generazione Z probabilmente ci costringerà a un ripensamento di molti modi di fare delle Direzioni HR. Sicuramente maturerà una generazione di professionisti HR più attenta di oggi ai temi della comunicazione interna, dell'utilizzo delle nuove tecnologie e dell'innovazione, del sostegno e della relazione interpersonale, della responsabilità sociale ed ambientale.

Nicola Rossi, AD Monster 

 

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