hronline
     n. 16 anno 2015

Lezioni italiane di leadership

di Helga Ogliari

Una delle qualità che, più di altre, i clienti si aspettano di trovare in un buon temporary manager è la leadership, necessaria per poter essere in grado di raggiungere, nei tempi e nei modi definiti, gli obiettivi assai spesso molto ambiziosi e sfidanti che i progetti richiedono. Sulla leadership esiste una letteratura pressoché sterminata e che fa riferimento a modelli di matrice soprattutto anglosassone: questo articolo vuole invece fornire una, sia pur piccola, visione italica del concetto, attraverso alcune "pillole di saggezza" estratte dalle edizioni dell'Italian Leadership Event, la cui ultima edizione si è tenuta nei giorni scorsi a Milano.

Può sembrare paradossale ma questa frase l'ho letta proprio su un manuale di leadership scritto dal noto guru del management, Tom Peters.
Nella stessa pagina Tom Peters spiega perché le storie funzionano:
"Le storie sono ciò che anima il "ragionamento".
Le storie ci "autorizzano" ad agire.
Le storie sono fotografie di chi vorremmo essere.
Le storie provocano risposte emotive.
Le storie mettono in relazione.
Le storie siamo noi...

Le storie sono un potente strumento di formazione e crescita personale e non a caso Tom Peters usa il verbo "funzionare" perché le storie possono aiutarci tradurre in abilità e quindi in performance eccellenti le teorie di Steven Covey, Robert Dilts, Daniel Goleman, Tom Peters e di altri autori di classici della letteratura sulla leadership. Le storie ci permettono di comprendere e non semplicemente di capire la leadership. Comprendere è molto di più che capire. La comprensione è un atto di appropriazione, qualcosa che ci tocca più nel profondo e ci mette in contatto con gli elementi più insondabili di una competenza come la leadership. Ad essere precisi la leadership è un mix di competenze di relazione, realizzative e di efficacia personale.
La competenza viene solitamente rappresentata con un iceberg dove nella parte in superficie ci sono le conoscenze e le abilità. Nella parte sommersa i tratti, le credenze e le motivazioni.

Ora, mentre un manuale di leadership si ferma in superficie a livello delle conoscenze. Le storie fanno leva sulla parte più profonda: le nostre credenze e le motivazioni, che sono i veri propulsori del nostro comportamento. Ecco perché le storie funzionano!
Per questo più che i manuali amo leggere e ascoltare storie di leadership. Ogni anno a partire dal 2011 (anno della prima edizione) nei primi giorni di ottobre c'è un evento per me imperdibile: l'Italian Leadership Event. È un evento formativo di due giorni creato da Roberto Re e HRD Training Group in cui personaggi del business, dello sport, dello spettacolo, della cultura ecc raccontano la propria storia di eccellenza. Elio Fiorucci, Federico Grom, Marco Roveda, Pietro Mennea, Josefa Idem, Francesco Alberoni, Domenico De Masi, Claudia Atzeri sono alcuni degli ospiti che dell'Italian Leadership Event. Storie diverse di persone diverse, a dimostrazione che non esiste un unico stile di leadership.
Non ci sono solo storie di leader che dirigono team e aziende ma anche storie come quella della campionessa mondiale di fioretto paralimpico Bebe Vio che rappresenta un esempio di eccellenza per molti giovani disabili e non. È l'esemplificazione del detto: ll leader guida con l'esempio.

Avere la possibilità di ascoltare nello stesso giorno una campionessa nello sport e nella vita come Bebe Vio, il direttore di SKY Sport, Fabio Caressa, lo scopritore di talenti Claudio Cecchetto (come è accaduto nell'edizione del 2015) ed altre persone che nel proprio settore sono esempi di leadership favorisce lo sviluppo di quel pensiero orizzontale che oggi è sempre più importante per affrontare le sfide professionali. Uscire dal proprio ambito per ascoltare altre storie di eccellenza può contribuire a trovare vie nuove o modi nuovi di percorrere strade già battute e quindi ottenere nuovi risultati.
Un altro elemento distintivo di questo evento è l'aggettivo "italian".
Quando si pensa a storie di leadership la mente va subito a personaggi come Steve Jobs, Richard Branson, Lee Jacocca. Per quanto leggere le biografie di questi personaggi possa essere fonte di ispirazione il rischio è che possano apparire distanti da noi. E allora lì la credenza collettiva che l'Italia non è l'America e che qui certe cose sono irrealizzabili può insinuarsi nella nostra mente e farci apparire quelle storie come piacevoli storielle e non fonti di ispirazione.

Noi italiani un po' ci vergogniamo a usare la parola leader. La troviamo più spesso associata alle aziende. Quante si autodefiniscono "leader di mercato" oggi! Raramente si associa questa parola alle persone anche se, come abbiamo visto, è soprattutto una caratteristica personale, o, se vogliamo usare un termine più preciso, un mix di competenze.
Di seguito vorrei citare alcune "lezioni" importanti che ho appreso in questi anni durante l'Italian leadership event. Sono brevi frasi che si sono fissate in modo indelebile nella mia mente e in parte hanno influenzato il mio modo d'agire proprio perché ad esse è associata una storia. Suddividerò queste citazioni nei vari elementi costitutivi della competenza: conoscenze ed abilità, tratti, credenze e motivazioni.

Conoscenza e abilità
"Per fare la telecronaca di una partita importante io mi preparo per almeno 50 ore raccogliendo una serie di informazioni e dati" (Fabio Caressa, commentatore televisivo e direttore di Sky Sport)
La conoscenza approfondita (talvolta quasi maniacale come in questo caso) della propria materia, del proprio settore è un prerequisito necessario per il riconoscimento della leadership, ma non è sufficiente. Ad essa Robert Dilts ha aggiunto anche le abilità comunicative (il leader sa comunicare anche ciò che sa), quelle strategiche (il leader sa porre obiettivi) e quelle sistemiche (il leader sa creare valore per il mercato).
Ascoltando la storia di Caressa come di molti altri leader aziendali queste abilità "ho visto all'opera" tutte queste abilità insieme ad un tratto di personalità che è comune a chiunque raggiunge risultati eccellenti: la costanza.

Credenze
Ho già detto che l'Italia non offre un terreno favorevole allo sviluppo della leadership proprio per il sistema di credenze collettive a cui siamo esposti quotidianamente. La credenza più comune è che per avere successo si debba espatriare. Sul palco dell'Italian leadership event sono passati imprenditori che hanno raccontato storie di successo genuine che aiutano a mettere in dubbio questo sistema di credenze. L'ultimo, Andrea Taglini, un giovane imprenditore che ha trasformato un'idea in un business di successo ha detto: "Easy Snap è figlia della mia terra e si poteva fare solo qua. Solo in Italia ci sono le persone con competenze necessarie per realizzare il nostro progetto, non nella Silicon Valley. La parte più impegnativa è stata convincere le persone che la nostra idea era buona ma ce l'abbiamo fatta."
Torna dunque il tema della abilità comunicative del leader. Il leader riesce a contagiare gli altri con le proprie credenze anche quando queste possono apparire ai più una pura follia.
Il leader in fondo è un folle, vede cose che altre persone non vedono ma riesce a convincerle che quelle visioni possono diventare realtà.
Altre credenze da leader?
"La ricerca del consenso produce mediocrità" ha detto Oliviero Toscani. E a tal proposito Caressa, che si è autodefinito un dirigente Kamicaze, aggiunge "Se un'azienda vuole consenso da me lo deve mettere negli obiettivi perché così capisco che per quell'azienda è una cosa veramente importante".
Altra credenza "Mai considerare un fallimento come tale, ma come un'esperienza." Suona un po' come una frase fatta da manuale di self help americano. In Italia il fallimento è visto come un tabù. Ma quella frase acquista maggiore senso se pensiamo che è stata pronunciata dall'indimenticabile Pietro Mennea che ha raccontato come da uno dei suoi più grandi fallimenti sia ripartito per costruire i 4 anni più belli della sua carriera..
E sempre a proposito di credenze Josefa Idem ha detto e dimostrato che "l'atteggiamento mentale vincente deriva da una determinazione rilassata" . Penso a quante persone in azienda ho visto bruciarsi proprio per eccesso di determinazione.

Motivazione
Infine c'è la motivazione che è il cuore di ogni competenza ma lo è soprattutto della leadership. Il leader è colui che guida, dà una direzione e soprattutto risponde alla domanda di senso. Che senso ha? Perché faccio questo? Nei racconti degli ospiti dell'Italian Leadership Event ho sempre trovato la risposta a questa domanda di senso. Ed ho avuto la conferma che le storie non sono solo un ottimo strumento di comprensione ma anche il migliore strumento di motivazione di cui può disporre un leader.

Helga Ogliari, Consulente di carriera e storyteller 

 

  • © 2024 AIDP Via E.Cornalia 26 - 20124 Milano - CF 08230550157 - tel.02/6709558 02/67071293

    Web & Com ®