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     n. 11 anno 2014

Ancora in tema di Azienda Familiare e temporary management: una buona dose di umiltà non nuoce...

di Markus Weishaupt

Inserire un manager in un'azienda familiare è un'operazione delicata. Occorre aver ben chiara la distinzione dei ruoli, condividere gli stessi valori e avere una vera volontà di collaborare.

Recentemente ho letto un articolo che intitolava "Uscire dalla logica dell'impresa familiare verso una logica pienamente imprenditoriale". Il titolo sicuramente suscita interesse, poiché fa intendere che l'imprenditore familiare apparentemente non abbia una logica imprenditoriale. La mia deformazione professionale, incentrata su tutto ciò che appartiene al mondo dell'impresa familiare, respinge non solo emotivamente, ma anche razionalmente il concetto proposto. In Italia circa il 85% di tutte le aziende sono familiari. Esse danno lavoro a oltre il 75% della forza lavoro e producono l'80% del Pil italiano. E' naturale che tra tante imprese ci siano anche tanti casi di insuccesso, di imprese padronali con poche capacità manageriali, di imprenditori che utilizzano la propria azienda per fini propri. Ci sono, però anche altri, numerosissimi casi di aziende familiari di grande successo sia a livello nazionale sia internazionale, che sono state in grado di perdurare nel tempo con sudore e fatica, lungimiranza, fiuto imprenditoriale e capacità manageriali di elevato livello.

Spirito imprenditoriale
Il mio collega Franco Marzo, autore del bellissimo libro sulle doti dell'imprenditore (vedi Franco Angeli, "I-Factor. Il gene dell'imprenditore."), non si stanca di sottolineare che il significato di impresa è "un'iniziativa di lungo e faticoso esito". Invito a riflettere su questo principio. L'impresa familiare di successo è costruita sulla base della pluri-generazionalitá. Forse lì c'è una differenza sostanziale tra lo stereotipo del manager e quello dell'imprenditore familiare. Nulla togliendo alle doti e competenze manageriali del bravo manager, spesso egli lavora con un orizzonte temporale molto più breve del bravo imprenditore familiare. Sicuramente determinate scelte prese o non prese dall'imprenditore familiare per salvaguardare la longevità dell'azienda di famigliare potrebbero essere fraintese dal manager come impostazione poco imprenditoriale e come avversione al rischio. Ugualmente l'inserimento in azienda di figli più o meno capaci agli occhi del manager può essere interpretato come scelta poco imprenditoriale e non meritocratica. E se un imprenditore non cavalca l'onda di un'apparente grande opportunità di business, è facile che venga considerato poco imprenditoriale. Attenzione però, perché spesso le scelte meno azzardate nel tempo si dimostrano sane e giuste.

Imprenditori e manager
In ogni modo, il bravo imprenditore familiare, a un certo punto dello sviluppo della sua azienda di famiglia si rende conto che ha bisogno di manager esterni per il bene dell'azienda, dell'organizzazione e di riflesso anche per il bene della proprietà famigliare. In questo l'imprenditore dimostra saggezza e una grande umiltà. L'umiltà di chiedere e cercare aiuto. Quando nascono problemi dopo l'inserimento di manager esterni nelle aziende familiari spesso è perché il manager è convinto non solo di essere più bravo nelle competenze gestionali, ma fuori ogni dubbio anche nelle doti imprenditoriali. L'affermazione di manager del tipo "ma come sono riusciti a sopravvivere tutti questi anni" è molto frequente e suggerisce che solo la presenza e la bravura del manager possa salvare l'azienda familiare. Condivido che tantissime aziende familiari hanno bisogno di professionalizzare la gestione della propria impresa e che lo sviluppo di adeguate capacità manageriali sia di vitale importanza per la sopravvivenza dell'azienda. Se un manager viene inserito in un impresa familiare, si presuppone che l'imprenditore abbia capito una propria carenza in un ramo dell'azienda oppure anche nelle proprie competenze. Se il manager ha la possibilità di offrire le sue competenze, la sua capacità all'impresa familiare grande o piccola che sia, lo faccia con professionalità e soprattutto con una buona dose di umiltà. Normalmente, le aziende per le quali è chiamato a lavorare sono di successo e hanno dimostrato resilienza nella loro vita e storia, spesso per più generazioni. Quanto il manager può portare all'azienda, tanto, con interesse e umiltà egli può imparare dalla logica, dai valori e dai principi che compongono l'essere impresa familiare.

Una base comune di valori
Il binomio imprenditore e manager funziona solo se i due trovano una base comune di valori, per i quali la storia dell'impresa familiare è determinante, sani principi di collaborazione, rispetto per i relativi ruoli di imprenditore e di manager, libertà di azione condivisa, voglia di collaborare e di risolvere i conflitti che inevitabilmente nascono nella collaborazione, chiarezza negli obiettivi, umiltà nel voler capire e intendere, e l'onestà di fondo che lega il binomio: l'imprenditore fa l'imprenditore perché vuol essere imprenditore; il manager fa il manager perché è bravo a fare il manager e non si sente di fare l'imprenditore. Per entrambi c'è spazio. Entrambi sono utili e nella loro utilità trovano una sana base di collaborazione che sarà di successo se ognuno rimane autentico nel suo ruolo e lascia spazio all'altro.

Markus Weishaupt, Fondatore di Weissman Italia

 

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