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     n. 13 anno 2013

Delocalizzare in Svizzera: meglio con un temporary manager locale

di Guido Beltrame

Molte aziende italiane con sedi in aree vicine al confine elvetico hanno in tempi recenti portato parte, se non tutte, le loro attività in Canton Ticino. La motivazione principale non è, come verrebbe spontaneo pensare, legata a fattori fiscali, quanto ad una minore vischiosità del sistema paese che comporta minori complessità e quindi maggiori efficienze per le imprese.

Sempre più aziende italiane stanno delocalizzando la loro attività verso la Svizzera (si parla addirittura di dieci tir carichi di mobili da ufficio che passano il confine ogni giorno lavorativo); numeri importanti che sfuggono alle analisi: in Italia sono aziende che chiudono o che semplicemente trasferiscono parte della struttura operativa all'estero.
Sarebbe assolutamente riduttivo e banale sostenere che chi si trasferisce in Svizzera lo fa solo per pagare meno tasse o, ancora peggio, per sfuggire al fisco italiano.
Chi sostiene questa tesi sembra non voler ammettere e riconoscere le debolezze, le lacune, i tumori del sistema Italia.
Arriviamo subito al punto: il carico fiscale in Svizzera è, sì inferiore rispetto all'Italia (ormai arrivata al top delle classifiche mondiali, quindi quasi qualsiasi Paese è più conveniente dal punto di vista fiscale del nostro), ma quello che attrae gli imprenditori italiani ad andare oltre confine con le loro aziende (o parte di esse) sono anche, se non soprattutto, altri fattori: certezza delle regole, burocrazia ridotta al minimo, funzionari pubblici collaborativi e non, nella maggior parte dei casi, svogliati o addirittura incredibilmente contrari a tutte le possibili soluzioni dei problemi.
Partiamo dal fisco. In Svizzera, ci sono poche e chiare regole. Se avete un dubbio o un problema si contatta l'ufficio di tassazione e lo si risolve insieme, collaborando senza prese di posizione preconcette. Il contribuente è l'anello fondamentale della catena, non la vittima sacrificale. Si arriva, persino, in alcuni casi a preconcordare quante tasse il contribuente/società dovrà versare. Una volta versata la somma concordata non ci saranno controlli ulteriori, nessuno studio di settore, redditometro o ispezione. Annualità chiusa e avanti per l'anno successivo.

La collaborazione e l'accordo preventivo fanno in modo che il contenzioso tributario sia ridotto praticamente insigniificanti con un gran beneficio per le casse della Pubblica Amministrazione.
Le statistiche dicono che, in Italia, in secondo grado (oltre, c'è la Cassazione con costi di difesa spesso insostenibili o non ragionevoli per il contribuente - non per il fisco che è difeso "gratis" dall'Avvocatura dello Stato) il contribuente ha totalmente ragione nel 45% dei casi, nel 9% dei casi il contribuente ha ragione parzialmente, il fisco vince completamente nel 41% mentre il restante 5% dei casi (fonte Ministero Economia e Finanze) il contenzioso ha un altro esito (difficile da capire quale possa essere...). Numeri tutti e solo italiani.
Oltre confine le regole sono talmente semplici e chiare che la figura del commercialista praticamente non esiste ci si rivolge ai contabili abilitati che, oltre alla contabilità, predispongono i formulari per il fisco. Sul sito dell'omologo dell'Agenzia delle Entrate italiana, con pochi click è possibile, sia per le perone fisiche che per le società, inserendo pochi dati avere l'indicazione di quelle che saranno le imposte da pagare.

Passiamo alla burocrazia e alla collaborazione con le istituzioni. Le comunicazioni con gli uffici sono veloci e semplici; non servono invii telematici, basta scrivere delle mail o delle tradizionali lettere e si riceve risposta su qualsiasi quesito. Per le autorizzazioni i tempi sono rapidissimi e la burocrazia è veramente ridotta al minimo. Un imprenditore può veramente dedicare le proprie energie a sviluppare la propria attività senza essere distolto da innumerevoli adempimenti e lacciuoli legislativi.

I tempi per insediare un'impresa sono rapidi, semplici, si versa in banca su di un conto vincolato il capitale sociale, ci si reca da un notaio (molto spesso un avvocato) e si costituisce la società; dopo pochi giorni si può iniziare ad operare senza altre incombenze.
Il passaggio da un Paese all'altro può avere delle difficoltà operative: bisogna trovare i luoghi dove operare, allestire i locali, pensare al personale da trasferire ed eventualmente prendere contatti con personale da assumere in loco, insomma dedicare energie e concentrazione a tutto quanto necessario per rendere il passaggio il più "morbido" possibile senza troppi scossoni e, soprattutto, senza perdere l'inerzia lavorativa che, la società che si vuole trasferire, ha accumulato negli anni.

Se il trasferimento riguarda attività produttive oppure laboratori di ricerca, e non una semplice attività commerciale, l'intero processo deve essere attentamente pilotato e gestito: sarebbe un grave errore pensare che con il solo ricorso a professionisti esperti nelle diverse discipline coinvolte si possa realizzare una delocalizzazione di successo. L'intero processo richiede un forte coordinamento di natura manageriale, per la cui gestione potrebbe rivelarsi appropriato il ricorso ad un temporary manager locale, che meglio di chiunque altro sarebbe in grado di coordinare i professionisti di cui sopra, grazie alla sua conoscenza del territorio e delle sue consolidate prassi di business.

 

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