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     n. 13 anno 2012

Voglio fare il temporary manager!

di Paola Pesatori

Un paio di anni fa ho perso il lavoro, a 50 anni. Facevo il Direttore del Personale in una nota multinazionale italiana, e il mondo mi è crollato addosso, ma solo per pochi minuti. In realtà ho scoperto che quanto accaduto non era un dramma, ma un' opportunità.
Ho ricominciato da me.
E' stato facile, forse perché il mestiere che ho sempre fatto mi ha fornito gli strumenti necessari per interpretare e gestire ciò che stava accadendo, forse perché il lavoro sempre stato importante per me, ma non tutto. Ho scritto il libro citato, con l'obiettivo di dare conforto, consigli e indicazioni pratiche a chi stesse perdendo, o avesse perso il lavoro.
Cosa c'entra questo con il Temporary Management? C'entra, eccome. Adesso ve lo spiego.
Quando si perde il lavoro, in età e professionalità mature, difficilmente si ha un'idea precisa del mondo del lavoro che ci aspetta lì fuori. E' vero che con le quotidiane discussioni sulla riforma del lavoro, le prime pagine dei giornali, i numeri e i grafici che ci vengono proposti dalla stampa, negli ultimi mesi il problema ci è più chiaro, o quantomeno visibile. Ma toccare la disoccupazione con mano è tutta un'altra cosa, far parte di quei numeri e di quei grafici fa tutto un altro effetto.
Molti di noi hanno un'esperienza maturata in un numero limitato di aziende, nell'ultima delle quali ci immaginavamo di essere accompagnati alla pensione, o quasi. Ma l'incanto si è rotto, così come il nostro contratto psicologico, ed eccoci qui a cercare di ricollocarci con lo stesso ruolo, lo stesso stipendio, a tempo indeterminato, in un'azienda dello stesso settore, magari più vicina a casa. Non funziona?
Certo che no. O quantomeno ci vuole tempo, e fortuna, un buon network, flessibilità, spirito positivo. Non esattamente quello che ci rimane in tasca l'ultimo giorno di lavoro nell'azienda che ci ha lasciato a casa.
Dobbiamo riprenderci la vita invece, sfruttare il tempo del preavviso e i soldi della buonuscita per ricominciare da noi stessi e da chi vogliamo essere d'ora in poi, e solo dopo pensare a cosa vogliamo fare.
Ci sono delle regole da seguire per affrontare al meglio il cambiamento, e trasformare il dramma in opportunità: mantenere la propria autostima, crearsi o sviluppare un network, riflettere sulle proprie competenze, disseppellire i sogni nel cassetto, prendere coscienza dei cambiamenti del mondo del lavoro e valutare i percorsi da intraprendere, analizzare le proprie risorse economiche e ridare al lavoro il giusto peso.
Ci vogliono metodo, e pensiero positivo. Quando staremo di nuovo bene con noi stessi saremo in grado di rimetterci in gioco.
Potremo decidere di rimetterci in gioco seguendo un percorso in continuità con la nostra storia professionale, o in modo completamente diverso. Nell'era della flessibilità dobbiamo ripensare il lavoro come una tappa, un progetto, una ricerca continua. Il lavoro non è più a tempo pieno e indeterminato, e non dura più tutta la vita.
Per questo la filosofia del Temporary Management è perfetta per chi il lavoro lo ha perso, e si vuole rimettere in pista, ma bisogna aver superato la fase di depressione, vergogna, perdita di autostima, sensi di colpa, dobbiamo aver messo una pietra sopra la rabbia e il senso di ingiustizia. Quello che è successo fa parte della nostra storia, fa parte della storia di molti, ci ha fatto soffrire, ci ha umiliato. Ma è passato, e ora possiamo e dobbiamo ricominciare, a testa alta.
Se il mondo del lavoro è cambiato e l'azienda che ci traghetta fino alla pensione è solo un miraggio, allora "scegliamo" di lavorare a progetto. Per progetto non intendo una particolare tipologia contrattuale, ma uno stato mentale. Non approcciamo il mondo del Temporary Management come un ripiego in attesa dell'azienda che ci riassuma a tempo indeterminato, e non confidiamo che quell'azienda che ci ha chiamato per 6 o 12 mesi si innamori di noi e ci voglia per sempre. Può capitare, certo, ma siamo pragmatici.
E ricordiamoci sempre che siamo risorse, non disoccupati.
Quello che intendo è che siamo fieri dei nostri percorsi e degli obiettivi raggiunti e non rinneghiamo il nostro passato; la nostra professionalità, maturata spesso in medie e grandi aziende, in contesti internazionali e complessi, su progetti di ampio respiro, ha un valore; non dobbiamo dimostrare a noi stessi o agli altri quanto valiamo, perché lo abbiamo già fatto; possiamo scegliere liberamente, chiudere un capitolo e aprirne un altro; abbiamo ritrovato coraggio, e fantasia.
L'Italia è il paese delle piccole e medie imprese, questo è il mondo che dobbiamo esplorare, che dobbiamo raggiungere attraverso il nostro network personale, che dobbiamo aiutare a evolversi, internazionalizzarsi, organizzarsi. Questo è il bacino in cui può sfociare l'incredibile mole di competenze, serietà professionale, esperienza, valori che il mercato ha dismesso, buttato, umiliato, nell'estrema ed esagerata corsa alla riduzione dei costi.
I progetti che abbiamo sviluppato nelle nostre ex grandi aziende, le capacità relazionali e organizzative, le esperienze, il network professionale, tutto questo potrà dare grosso valore aggiunto all'azienda di minori dimensioni che ci chiederà di sviluppare una rete commerciale, di impostare strumenti di gestione delle risorse umane, di riorganizzare o trasferire la produzione, di controllare i costi, di traghettare le competenze alle giovani generazioni.
Avremo l'opportunità di conoscere realtà e settori diversi, di valorizzare le nostre competenze ed acquisirne altre, di ampliare i nostri orizzonti. Impareremo a trasmettere con generosità il nostro know-how, mettendolo a disposizione delle nuove realtà aziendali con cui entreremo in contatto. Dovremo acquisire l'umiltà di calarci in organizzazioni meno complesse, con il beneficio di poter toccare con mano gli effetti delle nostre azioni e l'influenza del nostro percorso temporaneo su business e persone. Saremo sempre aggiornati e acquisiremo una visione d'insieme più ampia, sicuramente utile al successo del nostro lavoro e alla nostra reputazione sul mercato.
Come Temporary Managers saremo pagati bene, e ci potremo permettere l'attesa fra un progetto e quello successivo, governando magari i tempi in funzione della nostra vita e dei nostri progetti a 360°.
Tutto rose e fiori? Perché no.
"A qualcuno potrà capitare di perdere il lavoro e di ritrovarne subito un altro in linea con le proprie aspettative, senza avere il tempo di fermarsi a riflettere. A tutti coloro a cui è data l'opportunità di prendersi una pausa forzata, auguro di riscoprire la vita oltre il lavoro, quel mondo che percorriamo in modo superficiale, e sempre rammaricandocene, elargendo ogni tanto la nostra presenza, e raramente la nostra totale attenzione, alle persone con cui viviamo. C'è sempre tempo per ricominciare, ricostruire, riallacciare, aprire gli occhi e prendere fiato, senza quel ronzio perenne nella mente che macina senza soste problemi e scadenze, in quel finto mondo dove i colleghi non sono mai amici, i capi non sono mai esempi da seguire, la vita che ci trascorriamo non è la nostra e svanisce quando non serviamo più. Ridare al lavoro il giusto peso, scegliere il lavoro giusto per noi, riprenderci il tempo e la dignità. Yes, we can."
Questo breve paragrafo tratto dal mio libro è l'augurio che possiate trasformare la perdita in opportunità, e l'opportunità in una scelta di vita.
Lavorare per progetti, senza sposare il lavoro; usare esperienza e professionalità, senza firmare un contratto psicologico con il datore di lavoro; dosare cuore e passione, sul lavoro e nella vita; bilanciare le priorità e governare il nuovo equilibrio, che ci renderà più felici.

 

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