hronline
     n. 14 anno 2010

La misurazione e la valutazione del capitale intellettuale di un'azienda

di Maria Serena Chiucchi, Professore Associato – Università Politecnica delle Marche

Potrebbe quasi sembrare un paradosso, ma se alla recente crisi fosse possibile attribuire qualche beneficio, uno di questi sarebbe senz'altro il fatto di aver riportato alla luce alcune riflessioni che, sebbene ormai da tempo siano ai primi posti del decalogo dell'azienda "di successo", non sono talvolta effettivamente radicate nell'agire delle imprese. E' proprio nei momenti di crisi, infatti, che qualsiasi realtà aziendale è obbligata a porsi domande ben precise che costituiscono sempre un passo fondamentale nella formulazione della strategia da perseguire, ma che diventano addirittura "vitali" nei periodi più difficili. Quali sono i fattori su cui puntare per riuscire a sopravvivere e competere sul mercato? Cosa garantisce la solidità e la crescita sostenibile di un'azienda in modo che il suo successo non sia fondato su "un castello di sabbia" pronto a cadere ai primi segnali di difficoltà?

Le risposte a queste domande non sono né semplici né scontate, tuttavia sono in qualche modo già evidenti. Le imprese che resistono alle crisi sono quelle in cui traspira con forza la consapevolezza delle proprie capacità distintive, che fanno leva su di esse e sulla conoscenza del mercato per sviluppare nuovi prodotti, che conoscono e anticipano le esigenze dei clienti e sviluppano relazioni sinergiche con gli altri operatori (fornitori, partner, istituzioni, ecc.). In pratica, si tratta di organizzazioni capaci di costruire il loro futuro sulla struttura "portante" dell'azienda, retta su fondamenta "intangibili" e "dinamiche" in quanto attraversate da continui flussi di sapere.

Da alcuni anni si è diffusa la nozione di capitale intellettuale proprio per indicare il sistema delle risorse intangibili aziendali che sono alla base del vantaggio competitivo. Fanno parte del capitale intellettuale le conoscenze dei dipendenti, le loro competenze, il know how (capitale umano) così come tutta la conoscenza codificata in azienda in manuali, software, database, ma anche nei modelli organizzativi e nella stessa cultura aziendale (capitale organizzativo). Inoltre, una parte rilevante del capitale intellettuale è composta dall'insieme delle relazioni che creano valore per l'azienda, ossia quelle che intercorrono con clienti, fornitori e partner strategici (capitale relazionale).

Le risorse intangibili sono fondamentali per assicurare la competitività aziendale e creare valore economico, tuttavia è fortemente limitata la possibilità di iscrivere in bilancio gran parte di esse e ad un valore che tenga conto delle potenzialità che presentano per l'azienda. Si pensi, solo per fare alcuni esempi, all'assenza in bilancio del valore delle competenze dei dipendenti, delle relazioni con i clienti, di un modello organizzativo vincente.

Parimenti, anche i sistemi di controllo di gestione aziendali spesso sono focalizzati sull'efficienza, sui processi operativi e non prendono in considerazione gran parte di queste risorse intangibili. Se si parte dall'assunto che what you measure is what you can manage, la carenza evidenziata dei sistemi di controllo rischia di riverberarsi in una scarsa focalizzazione dei manager sulla gestione di tali risorse.

Proprio per ovviare a questi limiti, a partire dagli anni Novanta, si sono progressivamente diffusi i sistemi di misurazione e reporting del capitale intellettuale che presentano un duplice scopo. Da un lato, migliorare la comunicazione verso l'esterno, completando l'informativa fornita agli stakeholders, attraverso dei Report del Capitale Intellettuale da allegare al bilancio di esercizio. Dall'altro lato, arricchire i sistemi di controllo di gestione con informazioni che consentano ai manager di orientare l'attenzione anche sulle risorse intangibili.

L'interesse per la gestione e la misurazione del capitale intellettuale è inizialmente nato negli Stati Uniti e nel Nord Europa dove si è passati da sperimentazioni effettuate da singole aziende (Skandia Afs, Celemi, ecc.), a linee guida per la redazione di Report del Capitale Intellettuale sviluppate da enti governativi (Danish Ministry of Science Technology and Innovation) e finanziari (Nordic Industrial Fund). Anche l'Unione Europea ha promulgato proprie linee guida e una serie di Documenti per incentivare le imprese, soprattutto medio-piccole, a implementare questi sistemi e realizzare Report del Capitale Intellettuale. L'interesse si è progressivamente esteso, quindi, anche ad altri stati europei, tra cui l'Italia, dove le aziende stanno cominciando ad adottare questi sistemi di misurazione e valutazione.

Che cosa vuol dire operativamente per un'azienda misurare il proprio capitale intellettuale e quali benefici apporta? Per rispondere a queste domande facciamo riferimento all'esperienza maturata grazie allo sviluppo di un modello di misurazione e reporting del capitale intellettuale che abbiamo implementato in diverse aziende italiane di dimensione sia grande, sia medio-piccola. Indubbiamente, intraprendere un progetto di questo tipo comporta per l'azienda un ‘viaggio dentro se stessa', alla ricerca delle radici del proprio valore.

I manager debbono individuare i Fattori Chiave di Successo (FCS) aziendali e riflettere sulla strategia che pongono in essere per presidiare tali FCS. Debbono poi identificare quali risorse intangibili sono alla base del proprio vantaggio competitivo e quali azioni vengono intraprese per sviluppare tali risorse. Si tratta, in pratica, di dare una risposta a domande di questo tipo: quali sono le competenze chiave del personale? Quanto sono diffuse tra i dipendenti? Il clima è di supporto all'innovazione, alla condivisione e allo sviluppo delle conoscenze? Quali sono i modi e gli strumenti con cui la conoscenza si sedimenta in azienda (brevetti, database di conoscenze utili)? Quali sono i meccanismi operativi in uso in azienda (sistemi di incentivazione, di misurazione delle competenze, di selezione del personale) e, soprattutto, sono di supporto alla realizzazione delle strategie? Quanto sono fidelizzati i clienti? Quali benefici apportano le relazioni con i clienti all'azienda? Si tratta di benefici prettamente economico-reddituali o anche di altro tipo, come quelli derivanti da una condivisione di conoscenze specifiche o dal miglioramento dell'immagine aziendale?

Un sistema di misurazione del capitale intellettuale aiuta a rispondere a questi quesiti e soprattutto, attraverso lo sviluppo di un appropriato set di indicatori, è di supporto alla gestione di queste risorse. Sviluppare un sistema di misure del capitale intellettuale aiuta, infatti, a comprendere il livello quantitativo e qualitativo raggiunto, la coerenza degli intangibles posseduti con le strategie adotatte, la necessità di porre attenzione su certe risorse piuttosto che su altre.

Attraverso il report del capitale intellettuale i manager tengono sotto controllo la qualità e la quantità degli intangibles aziendali, rimettono in discussione le azioni di sviluppo poste in essere grazie alla presenza di indicatori di efficacia e di efficienza delle azioni, riflettono sull'opportunità di cambiare direzione di marcia e intraprendere nuove azioni.

Non ultimo, un sistema di misurazione del capitale intellettuale può permettere anche di stimare in modo attendibile il valore economico del capitale intellettuale e il contributo che lo sfruttamento delle risorse intangibili genera sulla performance aziendale. Una misura di tale valore è particolarmente utile se si deve favorire l'accesso al credito e al capitale di rischio di un'azienda, oppure in occasione di operazioni di finanza straordinaria, quali cessioni, fusioni oppure nella realizzazione di joint ventures.

 

  • © 2024 AIDP Via E.Cornalia 26 - 20124 Milano - CF 08230550157 - tel.02/6709558 02/67071293

    Web & Com ®