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Shakespeare in business

 

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Shakespeare in business

Marco Minghetti, con le preziose tavole di Milo Manara, ci dimostra ancora una volta come, seguendo i consigli del Grande Bardo, si possa diventare dei manager spietati e di successo
di Rita Cirio

Essere o non essere (un manager): questo è il problema. Se sia più nobile soffrire nell' animo le frombole e i dardi del libero mercato o prender parte ai consigli d' amministrazione e contrastandoli por fine ad essi. Vendere (azioni), comprare, forse. Chi sopporterebbe il torto del dirigente, l' oltraggio del cliente, le rivalse del sindacato, le contumelie dell'amministratore delegato, le angosce del marketing, gli spasimi del brain storming, gli scherni che il paziente merito del quadro intermedio riceve dagli indegni sottoposti, se non per la carriera?

Sembrerebbe non essere più così trendy l' immagine del manager sicuro di sé e decisionista a cui ci avevano abituati i bellicosi yuppies dei non troppo rimpianti anni Ottanta. Sotto i completi di Armani oggi si celano pare individui tormentati da dubbi amletici. Talmente amletici che Hamlet - niente meno si chiama la rivista bimestrale (primo numero uscito nel marzo del 1997) dell' Aidp, l' Associazione Italiana per la Direzione del Personale, una sorta di guida spirituale per gli adepti della Net-Tech Age. Si poteva pensare che la New Age bastasse ed avanzasse, invece si scopre che anche i manager hanno elaborato una loro mistica che evidenzia «come l' economia attuale vive dinamicamente fra i due concetti estremi del Virtuale e del Reale». Concetti che risulteranno magari un po' oscuri agli operai della Fiat considerati in esubero o già in cassa integrazione, ma sarà perché, imprevidenti, loro non hanno pensato ad abbonarsi ad Hamlet per capire se non sia da considerarsi idealmente virtuale, piuttosto che materialisticamente reale, la fregatura che prenderanno o che hanno già preso. Così imparano a non tenersi aggiornati sulle novità imposte dalla new economy.

La rivista Hamlet ha anticipato la linea di tendenza indicata successivamente da libri come Shakespeare in Charge: The Bard's Guide to Leading and Succeeding on the Business Stage di Kenneth Adelman e Norman R. Augustine, Power Plays: Shakespeare's Lessons in Leadership and Management di John O. Whitney e Tina Packer, Shakespeare on Management. Leadership lessons for today's managers di Paul Corrigan, quest' ultimo pubblicato nel 2001 anche in versione italiana dalla Etas. Saggi che propongono di analizzare personaggi e vicende del teatro shakespeariano come illustri modelli di comportamento e fonti di comprensione della vita aziendale. Insomma, non solo Shakespeare in love, come più romanticamente propone il film, ma soprattutto Shakespeare in business.

Il fondatore e direttore della rivista Hamlet, Marco Minghetti, è anche lui autore di un volume che vuol proporre il Bardo come amministratore delegato dello scientific management:
L' impresa shakespeariana. Protagonisti reali e virtuali sulla scena aziendale pubblicato dalla Etas.

A illeggiadrire il testo provvedono le numerose tavole a colori di Milo Manara, ma il manager che tra una decisione (o meglio indecisione, a causa della serie di dubbi amletici che fanno da titolo ad ogni capitolo del libro) e l' altra da prendere in azienda volesse rifarsi gli occhi con le famose Veneri di Milo resterebbe un po' deluso: alcune leggiadre donnine nude ovviamente nelle illustrazioni ci sono, ma non troppe, sostituite da austeri eroi shakespeariani messi a confronto con meno eroici colletti bianchi.

Se il critico George Steiner ha decretato La morte della tragedia ai nostri tempi, la tendenza a coniugare Shakespeare e management sembra indicare l' impresa come possibile palcoscenico dei grandi conflitti dell' animo umano, il luogo deputato ad una ritrovata coscienza tragica della vita. Almeno di quella aziendale. Fantozzi è avvertito.

 

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