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     n. 11 anno 2023

Le piattaforme per il lavoro digitale sono lo strumento per costruire un lavoro sostenibile a prova di futuro

di Nicolò Boggian

Nel 2022 la disoccupazione in Italia è ai minimi storici e il numero degli occupati e l’export non è mai stato così alto. Allo stesso tempo però l’88% dei nuovi assunti sono stati uomini, solo il 10% delle aziende pratica lo SW[1], più del 22% della forza lavoro è indipendente[2].

Scarseggiano le grandi imprese e le competenze digitali, mentre aumenta il divario tra il Nord, che resiste, e il Sud Italia, in un quadro complessivo in cui salari e produttività del lavoro non crescono da 30 anni. 

A questo si aggiunge che il 40.3 per cento di professionalità risultano di difficile reperimento[3] , in un contesto in cui le nascite sono calate dal 2008 ad oggi da 580.000 a 385.000 e in cui i laureati sono appena il 21% della popolazione in età da lavoro.

Quello che emerge è il quadro complessivo di un mercato del lavoro in cui, nonostante una crescita quantitativa generale, anche favorita dagli investimenti del Pnnr, la produttività e i salari non crescono[4] e in cui persistono resistenza all’innovazione, divari di genere, territoriali e contrattuali.

Si lavora di più, ma il lavoro non è spesso di qualità e non si distribuisce in modo equo e produttivo. 

Vi sono poi esperienza di frontiera[5] che mostrano come tecnologia, cambiamento demografico e stili di vita delle nuove generazioni stanno cambiando il lavoro, orientandolo verso modelli collaborativi, flessibili e distribuiti tramite piattaforme di lavoro digitale.  In particolare tramite questi strumenti è possibile:

  • Frazionare il lavoro in obiettivi e progetti, verificando tempi e risultati, per poi ricomporlo in modo dinamico in posizioni contrattuali di lungo termine
  • Evitare spostamenti inutili a lavoratori e lavoratrici
  • Misurare il valore del lavoro tramite gli obiettivi raggiunti e non il tempo utilizzato
  • Concentrare dati e servizi per generare valore sommando intelligenza umana e artificiale
  • Aumentare la possibilità di collaborazione tra persone e organizzazioni a diverse latitudini
  • Diffondere informazioni e conoscenza in modo sicuro e focalizzato
  • Liberare i lavoratori da vincoli organizzativi favorendo scelte consapevoli e soddisfacenti

Per alzare la qualità del mercato e modernizzare il mercato del lavoro serve quindi intercettare per tempo le nuove tendenze del lavoro, in particolare la richiesta di maggiore autonomia e flessibilità, con tecnologia e nuovi servizi[6], utilizzando le potenzialità del modello di lavoro su piattaforma già apprezzate dalle nuove imprese e dai lavoratori nel settore tech.

Per farlo è necessario però anche correggere alcune distorsioni originarie del lavoro digitale[7], potenziando invece quelle forme di lavoro di qualità che generano una buona e continua contribuzione, collegando meglio territori e aree svantaggiate, equilibrando il rapporto fra insider e outsider ed evitando un eccessivo isolamento per i lavoratori autonomi,.

L'obiettivo "pragmatico" di una maggiore diffusione e stabilizzazione del lavoro su piattaforma è innanzitutto di semplificare le attività in ambito Hr, amministrativo e di coordinamento delle prestazioni, stimolando la diffusione della conoscenza e lo scambio di informazioni all’interno delle organizzazioni, tra le organizzazioni (in particolare pmi), tra territori, a favore dei lavoratori (in particolare autonomi) e verso gli enti di controllo[8].  

L'obiettivo però più ambizioso è di sfruttare le potenzialità della tecnologia e del modello "a piattaforma" per far evolvere l'organizzazione, la struttura ed esperienza del lavoro, sia pubblico che privato,  in modo da adattarla meglio alle nuove necessità economiche, sociali ed ambientali , favorendo una maggiore qualità dei servizi, produttività e bilanciamento vita-lavoro[9].

Se infatti la transizione al lavoro digitale, tramite piattaforme, ha motivazioni economiche importanti[10], sono ancora più importanti i potenziali vantaggi ambientali[11] e sociali[12]

Questo cambiamento , per diventare mainstream[13],  ha necessità di supporto politico ed istituzionale, tramite gli opportuni investimenti ed interventi normativi[14], e di aziende e manager illuminati[15] che sappiano sperimentare e innovare, anticipando trend e fenomeni sociali.

Al cuore di questa transizione ci sono dei nuovi patti sociali partecipativi di produzione da stabilire con le parti sociali più interessate a rappresentare queste nuove forme di lavoro, che abilitino organizzazioni flessibili ed adattabili, all'interno di ecosistemi integrati, liberando creatività, competenza e autonomia delle persone. Le piattaforme sono gli strumenti di questa innovazione manageriale e gestionale, volta ad innalzare la produttività del lavoro, l’inclusione, l’attenzione ai temi sociali (es. natalità) e ambientali.

Vedere il nuovo, saperlo ascoltarlo e costruirlo prima degli altri con politiche di sistema, capacità tecnica e visione industriale è anche in questo caso l’elemento strategico più importante per costruire il futuro senza subirlo.

 

Nicolò Boggian
Managing Partner, Black tie 

 
[1] Contro il 20/30% di Francia e Germania e il 30/40% di UK/USA
[2] Il dato più alto fra i paesi occidentali
[3] nello stesso periodo del 2019, tale quota si attestava al 28.2 per cento. Nei primi mesi del 2023 il mismatch è salito al 47%
[4] e quindi i contributi per pensioni e welfare
[5] Oggi il lavoro su piattaforma interessa nel mondo un gruppo ancora limitato di innovatori intorno al 10% della forza lavoro( startup tech company , sviluppatori , freelance ), mentre in Italia si registra un ritardo, anche a causa di una incerta definizione giuridica di questi strumenti.
[6] Politiche attive digitali e altre forme supporto ai lavoratori in piattaforma
[7] in particolare queglistrumenti utilizzabili solo da autonomi e p.iva, con  meccanismi che comportano gare al ribasso e impiegati solo per esternalizzare singoli task ,
[8] In questo modo permettendo ad aziende e lavoratori di focalizzarsi maggiormente sulle attività ad alto valore aggiunto, sviluppando nuove capacità e competenze.
[9] Questo importante percorso di semplificazione e di sviluppo di nuove modalità di lavoro va in parallelo con lo sviluppo della componente di Ai, con la certificazione dell'identità digitale lavoratori ed aziende, con la corretta gestione dai dati e con la misurazione dello stress psicologico del lavoro su piattaforma.
[10] Produttività, innovazione, attrazione di talenti e investimenti , sviluppo di tecnologia
[11] Ricerca Enea sui benefici ambientali del minore commuting)
[12] Articolo su Fortune che ipotizza una crescita della natalità per i lavoratori da remoto
[13] Il settore delle Startup, delle aziende Tech e Ict a cui si rivolgono le piattaforme è in forte crescita e conta potenzialmente più di 2 milioni di addetti e più di 100.000 aziende. Questo settore necessità e necessiterà ancora di più nel prossimo futuro di strumenti, modalità di produzione e di regolazione dei rapporti di lavoro innovativi che favoriscano flessibilità operativa, rapidità di esecuzione, lavoro di qualità, formazione continua, politiche attive e inclusione.
[14] Oggi le piattaforme non hanno una chiara definizione giuridica assomigliando in parte alle agenzie per il lavoro, in parte ai raggruppamenti di imprese a rete, in parte alle filiera di appalti e in parte alle cooperative
[15] Transizione ecologica e digitale hanno varie similitudini e sono in qualche modo intrecciate. vedi Luciano Floridi "Il verde e il blu"

 

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