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     n. 1 anno 2022

Gli americani sulle orme di Nietzsche

di Paolo Iacci

di Paolo Iacci

Laura balza sul telefono che squilla e ascolta sollevata la voce gentile che esce dalla cornetta.

“Come va, tesoro?”, dice la voce, com’è andata la tua giornata?”

“Oh, mamma” dice lei scoppiando in un pianto sconsolato, “sapessi che giornata tremenda ho avuto. Il bambino non mangiava, si è rotta la lavatrice.Non sono riuscita a fare la spesa e come se non bastasse mi sono appena storto l’anca e ora zoppico. Ciliegina sulla torta, la casa è un disastro e ho quattro persone a cena stasera”.

La madre è sconvolta, ma al tempo stesso empatica.

“Oh, tesoro”, dice, ”siediti, rilassati e chiudi gli occhi. In mezz’ora sarò lì. Ti faccio la spesa, pulisco la casa e ti preparo la cena. Do la pappa al bambino e chiamo il tecnico che ti aggiusti la lavatrice. Ora smetti di piangere. Mi occupo io di tutto. Solo chiama Guido in ufficio e digli che deve venire immediatamente a casa a dare una mano”.

“Guido?” dice Laura. “Chi sarebbe Guido?”

“Ma come Guido?! Tuo marito!”

“No. Mio marito si chiama Massimo”.

“Oh. Scusi. Devo aver sbagliato numero”.

Breve pausa.

Poi Laura dice: “Vuol dire che non vieni più?!”

Prima della pandemia eravamo abituati a distinguere più chiaramente ciò che era privato da ciò che era “pubblico”. Il “dentro” e il “fuori” dall’azienda. Oggi è tutto più mischiato. Ne abbiamo guadagnato in flessibilità, ma ne abbiamo perso in chiarezza e distinzioni di ruoli. A questo dobbiamo stare molto attenti, perché il rischio è che la logica dell’efficientismo dilaghi là dove non deve.  Il rischio è che gli stessi rapporti affettivi, come nella barzelletta proposta, siano determinati da logiche produttiviste piuttosto che da legami sentimentali.

A quel punto il presente diventa un assoluto da vivere con la massima intensità possibile, non perché questo in sé possa procurare felicità, ma perché ottunde l’angoscia del nulla. I CEO delle principali aziende quotate americane, riuniti nella American Business Roundtable, sembrano citare Nietzsche quando ci invitano a identificare e condividere sempre il “purpose” nelle nostre attività gestionali. A spiegare il “perché” facciamo le cose, a fornire alle persone che lavorano nelle nostre organizzazioni una bussola per orientarsi e spazi vitali tali da consentire loro di esprimersi come esseri umani affettivamente completi e liberi.

Nietzsche definisce così il nichilismo: «Nella nostra società contemporanea manca il fine», per cui il futuro non è una promessa, ma si offre come un paesaggio imprevedibile che, oltre a non motivare, paralizza l’iniziativa. «Manca la risposta al “perché?”». Perché devo stare al mondo? Che ci sto a fare in un mondo che non mi considera, che non mi chiama per nome, che mi vive non come una risorsa ma come un problema, che mi induce a lavorare e a consumare, ma non a pensare e a vivere, a non assaporare la mia giornata, a non riflettere mai sulla mia assoluta insignificanza sociale?”“Nichilismo: manca il fine, manca la risposta a ogni perché. Così i valori supremi perdono ogni significato”. 

Stiamo vivendo un periodo difficile. La pandemia ha spinto la grande maggioranza delle persone a riflettere sulla propria vita e a ridefinirne le priorità. La salute, la famiglia, gli affetti e la felicità vengono considerati molto più importanti del semplice successo lavorativo fine a se stesso. Nel mondo contemporaneo il produrre è divenuto un dovere. Prima abbiamo celebrato il lavoro come mezzo di sviluppo infinito e di benessere, poi ne siamo divenuti vittime. Dalla pandemia emerge la necessità di un profondo ripensamento della nostra vita, di come la conduciamo e di che cosa ci possiamo aspettare nel prossimo futuro. Molti si stanno ritraendo da un mondo del lavoro che si mostra poco attento alle necessità del singolo. Si prende tempo per riflettere. È il segno di uno spaesamento non ancora finalizzato. Vi è una richiesta di motivazione e di engagement profondo a cui le imprese non riescono per ora a dare una risposta convincente.

Noi siamo il front office delle persone sul versante del rapporto individuo – organizzazione. È un ruolo delicato, che richiede attenzione e ascolto. Non dimentichiamocelo mai.

 

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