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     n. 17 anno 2020

Più umano tra gli umani

di Paolo Iacci

di Paolo Iacci

Nella mitologia greca la dea dell'odio e della discordia è Eris, figlia della dea Notte che la generò senza bisogno di accoppiarsi. Eris era considerata la madre del dolore, della carestia e di altre pestilenze. Suscitava battaglie, litigi e sofferenza.

Omero, nell'Iliade, ci narra che Eris, furiosa per non essere stata invitata alle nozze di Peleo e Teti, gettò, nella sala del banchetto, una mela d'oro su cui erano scritte le parole: "Alla più bella". Questo "pomo della discordia" si rivelerà fatale. La disputa che sorse fra Era, Atena e Afrodite per l'assegnazione del frutto e del relativo titolo, condusse al giudizio di Paride e in seguito al ratto di Elena che originò la guerra di Troia. Tuttavia, Eris rappresenta anche l'aspetto positivo dell'emulazione: al capitolo XI dell'Iliade, Zeus la invia a risvegliare l'ardore al combattimento dei capi greci. È lei, secondo Esiodo, che Ercole sceglie quando incontra due donne all'inizio delle sue imprese.

Il nome della dea Eris ha dato origine al termine "eristica", l'abilità di prevalere nelle contese verbali; termine che può anche intendersi come tecnica di confutare argomenti o proposizioni senza tener conto della loro verità o falsità. All'eristica si contrappone il Dialogo.

Questa parola deriva dal greco dia-logos, dove il prefisso dia indica la massima distanza tra due parti (come diametro, che indica infatti la massima distanza tra due punti della circonferenza). Dialogare non è quindi una cosa semplice: bisogna essere ben predisposti e convinti che l'altro possa avere ragione. Per questo ci vuole «tolleranza». Questa parola non significa tollerare la posizione dell' altro restando convinti che la nostra sia quella giusta, ma ipotizzare che la posizione dell' altro possieda un grado di verità che può essere persino superiore al nostro e quindi disporsi, nel confronto, a lasciarsi modificare dall' altro.

Una sintesi possibile, una posizione più vicina alla verità emerge solo dal dialogo tra persone con pareri differenti, anche in forte opposizione tra loro. L'insulto o la demonizzazione dell'altro ci impoverisce sempre. Da Eris, l'odio, e dall'eristica, il desiderio di sconfiggere l'avversario per il solo gusto di farlo, senza voler arrivare alla verità, si genera il regno della stupidità e dell'incompetenza al potere.

Se riusciamo a pensare, anche solo per un momento, che il parere dell'altro possa contenere elementi di verità, i rapporti tra le persone inevitabilmente migliorano. La verità non è mai sempre tutta da una sola parte. In molti casi gli altri, quando si confrontano con noi e rivendicano le loro ragioni, ciò che prima di tutto veramente vogliono è essere considerati, essere accolti, sapere che per l' interlocutore esistono e sono degni di ascolto.

Quanta saggezza nella mitologia greca! Bisognerebbe ricordarsene anche leggendo le conclusioni del "Rapporto Italia 2020" dell'Eurispes.. Secondo il Rapporto, "si allarga sempre più la frattura tra Sistema e Paese... Questa produce numerosi danni anche sul piano economico e mette in discussione la stessa tenuta sociale ... Ci si confronta con la mancata crescita del Paese che ormai è divenuta strutturale, con l'imbarbarimento del clima del pubblico dibattito, con la sterile litigiosità che si rispecchia in un sistema mediatico che si nutre più di elementi distruttivi che costruttivi, con l'inefficienza della Pubblica amministrazione, con il fenomeno endemico della corruzione, con l'illegalità diffusa, con la sostanziale irresponsabilità della classe dirigente".

L'imbarbarimento della vita quotidiana come di quella pubblica era stato segnalato come tratto caratteristico di questi anni anche dal Rapporto del Censis che definiva gli italiani "un popolo incattivito e rancoroso". Frustrati dallo sfiorire della ripresa e da un cambiamento che non è arrivato, in Italia si è deciso di compiere "un salto rischioso e dall'esito incerto", un "funambolico camminare sul ciglio di un fossato che mai prima d'ora si era visto così da vicino". Vi è una ricerca programmatica del "trauma", dice il Censis, definibile come una sorta di "sovranismo psichico", ancor prima che politico, che produce una relativa caccia paranoica al capro espiatorio.

Un dato problematico riguarda senz'altro il lavoro: il Censis segnala come il salario medio annuo sia aumentato dal 2000 ad oggi solo dell'1,4%, 400 euro all'anno (+13,6% in Germania e 20,4% in Francia). Non solo: dal 2000 sono scesi di oltre un milione e mezzo gli occupati giovani (27,3%), mentre sono aumentati gli occupati "anziani" (55-64). In dieci anni siamo passati da un rapporto di 236 giovani occupati ogni 100 anziani a 99, mentre nel segmento più istruito i 249 giovani laureati occupati ogni 100 lavoratori anziani del 2007 sono diventati appena 143.

Il Regno di Eris non aiuta a comprendere la realtà e a determinare soluzioni credibili per risolvere gli enormi problemi che abbiamo di fronte. "La distruttività di cui si ciba il sistema dei media ... e l'irresponsabilità della classe dirigente", figlia dell'incompetenza e del desiderio di prevalere fine a sé stesso ci sta portando sul "ciglio del fossato". Caderci dentro ci procurerebbe guai davvero seri.

Personalmente credo che i luoghi di lavoro, le imprese, tutte le situazioni produttive e di servizio possano essere il luogo di confronto da cui ripartire per rinnovare in senso positivo il nostro Paese. Indipendentemente dal credo politico di ognuno di noi, mi pare che la sensazione di un degrado della vita pubblica e civile sia unanime. L'ambito lavorativo è quello dove la socialità adulta è chiamata a promuovere il confronto tra le persone in un clima che consenta di convergere tutti verso uno stesso obiettivo. In un'azienda tutti i dipendenti si organizzano per produrre al meglio un risultato comune. Questa convergenza è alla base del lavoro di un'impresa e richiede necessariamente un dialogo tra le persone franco, sereno e costruttivo.

I luoghi di lavoro possono essere il momento ideale per esercitarsi a riconoscersi reciprocamente. Chi, all'interno dei luoghi di lavoro, svolge un ruolo attivo ha quindi una particolare responsabilità e può assumere un ruolo più responsabile e di esempio.

Tutti i "produttori" devono avere un ruolo decisivo nell'imprimere una nuova spinta a questo Paese, per debellare questo clima di odio e demonizzazione continua, perché ognuno di noi possa ritrovarsi finalmente più umano tra gli umani.

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