hronline
     n. 4 anno 2020

La tecnologia tra pubblico e privato

di Paolo Iacci

di Paolo Iacci

 

Buonasera! Pizzeria da Ciccio?

- No... Google pizza

- Ho sbagliato numero?

- No, Google ci ha comprati

- OK. Posso ordinare una pizza a domicilio?

- Certo, vuoi il solito?

- Il solito? Come fai a sapere cosa prendevo?

- Dal numero da cui chiami, le ultime nove volte hai ordinato pizza con salamino piccante e patatine fritte, bella croccante

- OK! È proprio lei

- Posso suggerirti stavolta una pizza con la rucola e i pomodorini?

- Che cosa? Odio le verdure!

- Il tuo colesterolo è troppo alto

- Tu come lo sai?

- Hai richiesto di poter visualizzare i risultati dei tuoi esami del sangue online

- Non voglio quella pizza. Sto già prendendo le medicine

- Non le stai prendendo regolarmente, 4 mesi fa hai preso una scatola da 30 pastiglie nella farmacia sotto casa e poi non le hai più ricomprate

- Le ho comprate in un'altra farmacia

- Non risulta dalla tua carta di credito

- Ho pagato in contanti

- Non risultano prelievi di contanti dal tuo conto corrente

- Ho altre fonti di contanti

- Non risulta dalla tua dichiarazione dei redditi, a meno che non siano in nero

- Cosa vuoi da me? Basta con tutta questa tecnologia. Vado in un'isola deserta senza internet e senza telefono, così nessuno potrà più spiarmi

- Capisco. Rinnova il passaporto, ti è scaduto da cinque giorni.

In questi giorni mi ha colpito la notizia di una ricerca svolta dalla Confesercenti di Bolzano tra 150 commercianti cittadini, con l'intento di rispondere alla domanda: "Qual è il livello di tecnologia e informatizzazione delle attività commerciali dei quartieri cittadini?" Gli esiti della ricerca sono stati presentati venerdì 14 febbraio.

«In sintesi, possiamo dire che siamo in presenza di un livello medio basso di capacità informatica. Una scarsa propensione ad investire in tecnologia e comunicazione anche per difficoltà di gestione della stessa. Elemento significativo è la divisione netta nell'approccio alla tecnologia quando si tratta di vita privata o dilavoro. Nel primo caso si conoscono ed utilizzano gli strumenti di uso comune (in particolare i social media) nel secondo caso invece si prende in considerazione a fatica il fatto che questi possano essere utilizzati in azienda".

In sostanza, c'è una forte differenza tra la tecnologia usata al lavoro e quella utilizzata per la vita privata. Le e-mail, ad esempio, ormai sono utilizzate dalla quasi totalità degli intervistati nei loro contatti personali, ma la percentuale delle e-mail aziendali è bassissima.

Manca, quindi, una cultura digitale legata all'azienda. Prendiamo il caso dell'e-commerce. In città il commercio elettronico è appannaggio quasi solo dei grandi gruppi e i negozianti sembrano non riuscire ad opporre una concorrenza all'altezza delle aspettative della clientela. Gli stessi commercianti intervistati, però, per sé stessi fanno abitualmente acquisti on-line.Quando i piccoli commercianti diventano consumatori, quindi, utilizzano la tecnologia. Le cose però cambiano quando varcano la soglia del negozio o dell'ufficio. I commercianti che si sono attrezzati per la vendita online sono, infatti, ancora pochi.

Non solo. La percentuale di siti internet aziendali è molto bassa. Ad incidere la scarsa conoscenza del valore della vetrina digitale ed i costi per allestirla. I social media (Facebook, Instagram, Twitter, ecc.), inoltre, sono conosciuti dalla maggior pare degli intervistati. Sono però pochissimi quelli che hanno una pagina dedicata alla propria attività. La conseguenza del livello medio- basso di informatizzazione è una scarsa propensione alla comunicazione on-line. Anche le forme di pagamento digitale non sono presenti in maniera significativa. Contanti e bancomat sono i mezzi di pagamento più utilizzati e proposti.

La ricerca riguarda solo la città di Bolzano ma io credo che la spaccatura tra vita privata e vita di lavoro per ciò che concerne l'utilizzo della tecnologia sia riscontrabile in tutto il Paese. Le ultime ricerche a livello nazionale sono unanimi, infatti, nel sottolineare come il principale ostacolo alla modernizzazione delle aziende sia di ordine culturale prima ancora che tecnico. Questo è ancora più vero nella piccola e media impresa, che costituisce ancora l'asse portante del nostro sistema economico.

La competitività di ogni singola attività produttiva e commerciale è strettamente connessa alla capacità di seguire l'innovazione tecnologica e di rispondere prontamente ad un ambiente soggetto a continui cambiamenti. Per far fronte a queste necessità, si richiede alle imprese di essere flessibili, ovvero di avere una struttura interna tale da rispondere prontamente a situazioni emergenti.

Le PMI, però, strutturalmente non hanno questa capacità. Fare politica industriale in questo Paese dovrebbe quindi comportare grandi investimenti per ovviare a questa difficoltà. A livello nazionale si aprirebbe un enorme ambito, ancora del tutto inespresso, per chi si occupa di gestione e sviluppo delle persone nelle organizzazioni. A livello micro, di ogni singola impresa, una prima risposta potrebbe essere data con il fractional management. Manager senior presi con part - time verticali, in modo da pesare poco sulle fragili spalle delle PMI. Grandi risultati per piccoli budget.

Seguimi su www.paoloiacci.it 

 

  • © 2024 AIDP Via E.Cornalia 26 - 20124 Milano - CF 08230550157 - tel.02/6709558 02/67071293

    Web & Com ®