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     n. 2 anno 2015

Manager schiavi del momento o liberi e responsabili?

di Gabriele Gabrielli

di Gabriele Gabrielli

Quando inizia un nuovo anno sfogliamo il "tempo" della nostra vita, anche quello delle imprese e delle organizzazioni dove lavoriamo. Chiedersi che atteggiamento abbiamo riguardo al tempo, allora, può diventare un esercizio di consapevolezza importante. Che rapporto abbiamo con il "tempo manageriale", con questa dimensione essenziale del vivere organizzativo entro cui pianifichiamo, assegniamo obiettivi ai collaboratori, stabiliamo priorità, misuriamo il nostro successo e quello degli altri? L'agire organizzativo, in effetti, è immerso nel tempo fino al collo. E' importante allora approfondire quale sia l'idea che abbiamo del tempo entro cui inscriviamo le nostre decisioni manageriali. Da quale tempo dipendiamo? E quale focus ha il nostro agire? Una riflessione decisiva per ciascuno di noi, ma anche per gli altri, perché le implicazioni organizzative e gestionali della nostra relazione con il tempo sono numerose e tutte importanti. Per esempio, se siamo concentrati solo sul presente, quindi orientati su una dimensione temporale di breve se non addirittura di brevissimo termine, appare chiaro che il fuoco della nostra gestione (e quindi anche l'esercizio della nostra responsabilità sulle persone) è chiuso entro l'orizzonte di ciò che abbiamo soltanto davanti agli occhi, circostanza che non ci consententirà di dare il giusto significato al contesto più ampio del nostro agire. E' un po' quello che sta succedendo con il cinema. Il regista Davide Ferrario ("Non sappiamo più guardare", Corriere della Sera, La Lettura, 5 gennaio 2015) teme che a forza di "rimpicciolire" gli schermi, che passano da quelli mega delle sale cinematografiche ai monitor dei PC e ora al display dei tablet e smartphone, le immagini perdano riferimenti essenziali. E così il "guardare" decade. Prendo a prestito questa immagine perché può essere altrettanto efficace per rappresentare quanto succede ai manager quando - talora senza accorgersene pienamente - restringono il campo della loro azione lasciandosi guidare soltanto dalla volontà di "sopravvivere" alle situazioni. Ecco allora che ogni decisione sul budget, sugli uomini, sulle carriere e sulle ricompense subisce una sorta di "miniaturizzazione" - direbbe Ferrario - che svuota di senso quello che si fa. Se siamo schiavi solo del contingente e delle nostre paure, in che modo saremo utili allo sviluppo dell'impresa e delle persone che gestiamo? Se siamo schiavi di una concezione che "riduce il tempo a momento", sono parole di Papa Francesco pronunciate in occasione dei Vespri e Te Deum il 31 dicembre, come potremo concentrarci sul futuro dei nostri collaboratori pensando a chi potrà succederci e proseguire il lavoro sin qui fatto? E' facile lasciarsi schiacciare dalle preoccupazioni. E' facile credere che sia nostro interesse isolare il "qui e ora", concentrati avidamente solo sul presente per farlo diventare debole baluardo cui aggrapparci per reggere ancora un po'. In questo modo, però, senza passato e senza storia, svuotiamo di significato anche ciò che stiamo facendo e rimaniamo chiusi "di fronte al futuro". Facciamo ancora un esempio. Tra i temi più delicati che le imprese e i suoi leader devono affrontare c'è anche quello di organizzare bene la collaborazione tra giovani e senior, tra generazioni che hanno fortune e aspettative diverse, tra le competenze talentuose di chi sta cercando di emergere e l'esperienza sapiente di chi dovrebbe lasciar loro spazio. Per gestire con successo queste transizioni psico-socio-organizzative che rappresentano il cuore pulsante della vita di un'organizzazione, occorre poter contare su manager preparati e motivati, ma ancor prima educati alla "superiorità" del tempo rispetto allo spazio, come orizzonte entro cui esercitare la libertà e la responsabilità del pensare al "dopo di noi". Dobbiamo essere tenaci nel costruire pratiche di gestione delle risorse umane che valorizzino e incentivino questa strada piena di doni, ma indubbiamente faticosa.

Gabriele Gabrielli, docente Università Luiss Guido Carli
twitter@gabgab58
Presidente Fondazione Lavoroperlapersona (www.lavoroperlapersona.it)

 

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