hronline
     n. 20 anno 2014

Le incrostazioni della business partnership

di Gabriele Gabrielli

di Gabriele Gabrielli

C'è spazio e tempo per ripartire dalle persone? E' questa la domanda su cui un gruppo di HR, insieme alla Presidente AIDP, si sono interrogati in un recente dibattito. L'ampio contenitore tematico del confronto era la business partnership su cui si è sviluppata nel tempo una retorica solida che ha prodotto linguaggi, "nuvole" di parole, modelli professionali e di competenze, ma che lascia ancora numerose questioni aperte. Sulla business partnership si è scritto anche tanto, secondo alcuni troppo, perché sarebbe già inscritta nel ruolo della Direzione HR e dei suoi professionisti. Che c'è da aggiungere? Altri però pensano diversamente e che sia il business a dover diventare sempre più partner delle persone. Secondo altri ancora, invece, occorrerebbe guardare avanti e diventare partner di molti più soggetti.
In effetti, le questioni sul tavolo non mancano. Anche se di business partnership si parla da oltre venti anni il significato dell'espressione non risulta chiaro, suscitando reazioni diverse. Quando la usiamo, cosa intendiamo dire in effetti? Che il business viene prima e che il resto deve piegarsi alle sue esigenze? In questo modo però, si obietta, il business diventa la variabile indipendente, ma non può essere questa la via perché c'è l'ambiente, ci sono i territori e le comunità, c'è la felicità e ci sono le persone. E poi che ruolo avrebbe in tutto questo l'HR? Di secondo piano e da servant - che è il timore di molti - o un ruolo di primo piano che richiede però una statura, un profilo di competenze, un'autorevolezza da rafforzare? D'altro canto, è evidente che per gestire una partnership multi-stakeholder occorrerebbe strutturare un portafoglio di competenze più ampio e sviluppare una sensibilità diversa. La business partnership, insomma, continua a far discutere perché non ha un significato univoco. I significati delle parole, poi, cambiano o possono essere manomessi. Perché a forza di usarle c'è il rischio che perdano anche il loro senso originario. Perdano di autenticità. Gianrico Carofiglio (La manomissione delle parola, Rizzoli) mette in guardia da questa possibilità, dal rischio cioè che le parole possano sfuggirci di mano. Per questo bisogna averne cura, per non farle scivolare via silenziosamente e abbandonate senza guida nel flusso dell'uso quotidiano. La tesi discussa al tavolo del confronto che ho ricordato in apertura è stata un po' questa. Si è detto che si possono costruire modelli di competenze, progettare strategie globali e locali per sviluppare il business, cercare più efficienza riducendo sprechi, adottare processi di "trasformazione" organizzativa, ma c'è una cosa che non può essere elusa: le Direzioni Risorse Umane, il Top Management e gli Executive di un'impresa debbono tornare a valorizzare le risorse più preziose della Terra, cioè le persone. E' da qui che deve ricostruirsi il senso più profondo della partnership. Com'è possibile però ripartire dalla persona in un'epoca così complicata che ci costringe a vagabondare tra diverse polarità? Quella che viviamo, in effetti, è un'epoca che deve mettere insieme e far dialogare interessi spesso in contrasto, un'epoca paradossale come qualcuno l'ha definita. Si articola tra globale e locale, tra le ambizioni di uno sviluppo senza fine e la crudezza della decrescita e recessione; tra il dramma del lavoro solo per alcuni e la disoccupazione per gli altri, soprattutto per i giovani, tra generazioni fortunate e sprecone e generazioni che sembrano destinate a raccogliere le briciole; tra un'eccessiva cura di sé e la ricerca dell'altro che ci salva, tra gli eccessi della competizione e la ricerca di legami e cooperazione. Farsi carico di facilitare la gestione delle persone nelle imprese e nelle organizzazioni, oggi, sembra richiedere indubbiamente una leadership ben diversa dal passato. Suggerisce agli HR, giovani e meno giovani, di avere attracchi ben solidi per non essere travolti dall'onda lunga di parole manomesse e anche un po' logore, da espressioni che possono evocare un invito a ridurre pensiero critico e buon senso. Sulla business partnership si sono depositate molte incrostazioni. Sono difficili da mandare via senza prodotti specifici, farlo poi costa molta fatica, la via però ci sarebbe. Per riportarla a nuovo occorrerebbe diventare partner di molti e dar voce a tutti. Continuo a pensare che la cifra del ruolo deputato a occuparsi di facilitare la gestione delle persone sia l'indipendenza e uno sviluppato pensiero critico. Da questi può nascere la creazione di valore che passa attraverso il riconoscimento di cittadinanza a tutte le istanze soggettive che popolano l'impresa intesa come progetto sociale.

Gabriele Gabrielli
Docente Università Luiss Guido Carli
Presidente Fondazione Lavoroperlapersona (www.lavoroperlapersona.it)
Twitter@gabgab58

 

  • © 2024 AIDP Via E.Cornalia 26 - 20124 Milano - CF 08230550157 - tel.02/6709558 02/67071293

    Web & Com ®