hronline
     n. 3 anno 2011

Dal movimento cooperativo una risposta importante per valorizzare il lavoro e il territorio

di Gabriele Gabrielli, Docente Università Luiss Guido Carli

di Gabriele Gabrielli, Docente Università Luiss Guido Carli

Sul traballante palcoscenico della politica continuano ad andare in onda discussioni che lasciano sempre più attonita una società civile che ha il suo gran daffare per reggere l'urto di una quotidianità fatta di problemi concreti, paure e timore di non farcela. E' una società che avrebbe bisogno di ben altro; certamente di quella concentrazione da parte della politica che potrebbe aiutare i cittadini a trovare quel senso e quella progettualità senza cui è difficile immaginare un futuro per sé e per gli altri. Si comincia a pensare, d'altro canto, che su quel palcoscenico sarà ben difficile vedere in tempi brevi attori capaci di guardare agli interessi generali e farsene carico, incentivati e gratificati dalla ricerca del bene comune. Si intravvedono piuttosto dietro le quinte, popolate anche a sproposito da figure senza parte né arte, elementi scenografici che non lasciano immaginare possa essere accolta una simile prospettiva. A ben guardare, gli unici segnali che si vedono vanno nella direzione di un aggravamento della situazione, rendendo attuale il pericolo che possa innescarsi -come è stato osservato da Massimo Franco [Corriere della Sera, 27]- una catena di conflitti istituzionali che contribuirebbe a isolare sempre più il Paese ripiegato su se stesso sotto il peso dall'autoreferenzialità dei suoi governanti. Le vere notizie, di questi tempi, vanno cercate altrove e sono quelle che testimoniano la volontà di cittadini, lavoratori e ampie comunità della società civile di non voler rimanere schiacciati sotto il fango di questa situazione. C'è tutto un mondo che si muove e che cerca di serrare le fila per costruire benessere personale, economico e sociale. Si lasciano da parte, per queste ragioni, vecchi steccati ideologici che non hanno più senso in un'epoca dove le barriere stanno cadendo, con gran trambusto, una dopo l'altra. Ci si concentra piuttosto nel ricercare modelli di sviluppo e forme di governo del lavoro che possano includere tutti i cittadini, quelli più fortunati e quelli meno fortunati, assecondando l'idea che non c'è sviluppo sostenibile senza solidarietà e reciprocità. Lo stanno facendo i leader delle tre organizzazioni delle cooperative italiane, che hanno aggregato in un nuovo soggetto, Alleanza delle cooperative italiane, le energie e la storia di Confcooperative, Legacoop e Agci. Stefano Zamagni l'ha definito "un evento di portata epocale" [Avvenire, 28 gennaio]. Certo è che, al di là della indubbia consistenza delle dimensioni rappresentate (oltre 43.000 imprese cooperative, 12 milioni di soci, oltre 1 milione e 100 mila occupati, quasi 130 miliardi di euro di fatturato), appare significativa la sfida valoriale che viene lanciata con orgoglio, ma con la tradizionale umiltà che caratterizza il movimento cooperativo, al modo di fare impresa e di concepire lo sviluppo in quest'epoca confusa e disorientata dalla dittatura della globalizzazione e dalla ribellione dei territori. Il movimento cooperativo e le sue persone possono dare molto all'economia mondiale e a questo Paese, a cominciare dalla testimonianza resa tutti i giorni, nei territori dove nascono e si strutturano i legami della società, che non si può pensare di riconoscere cittadinanza a una sola forma di impresa, quella capitalistica. Il soggetto che nasce da questa alleanza farà certamente sentire la voce di quanti ritengono che si possa fare sviluppo anche senza essere guidati esclusivamente dalle logiche del profitto, chiedendo in tal senso la giusta attenzione e pari dignità con quanti operano con altre forme nell'economia di mercato. L'esperienza del movimento cooperativo e l'economia civile che sviluppa, oggi, sono quanto mai vitali poi per arginare e fare da contrappeso alle spinte verso la delocalizzazione produttiva suggerita agli imprenditori dalla ricerca di vantaggi di costo dei fattori di produzione. Le cooperative infatti sono imprese che non delocalizzano, perché sono espressione e valorizzazione del territorio. Nascono per questo, trovando qui tutti gli ingredienti per fare impresa e strutturare legami personali e sociali. Questa storica verità imprenditoriale si colora nel panorama attuale di nuova forza e di straordinari significati; racchiude in sé un valore molto forte per il suo carattere distintivo e differenziante rispetto alle altre forme di impresa. Ben vengano allora queste iniziative che hanno il sapore buono di un protagonismo della società civile quanto mai necessario in questa fase storica di carenza di risorse e di assenza di quella leadership e di quella concentrazione che sarebbero essenziali per disegnare un futuro sostenibile per noi e per le prossime generazioni.

 

  • © 2024 AIDP Via E.Cornalia 26 - 20124 Milano - CF 08230550157 - tel.02/6709558 02/67071293

    Web & Com ®